Seguici su

Dakar

Rebecca Busi verso la Dakar 2026: «Scoprirò il mio livello tappa dopo tappa. Se lavoreremo bene potremo crescere»

«La Dakar è sempre un viaggio a sé. Non sarai mai pronto abbastanza. L’esperienza ti insegna che non vince il più veloce, ma spesso il più intelligente. Serve costanza e preparazione».

Pubblicato

il

Rebecca Busi, X-Raid Team
Rebecca Busi, X-Raid Team (© X-Raid)

Rebecca Busi, pilota bolognese classe 1996, si prepara alla sua quarta partecipazione alla Dakar nel prossimo gennaio 2026. Per lei molte novità questa volta; correrà nella categoria Challenger con il Fenic del team tedesco X-Raid insieme al suo storico navigatore Sergio Lafuente. In un’intervista esclusiva ci ha raccontato la preparazione e le aspettative in vista dell’inizio della competizione.

La preparazione di Rebecca Busi per la Dakar 2026

Come ti stai preparando alla Dakar 2026, la tua quarta in carriera? Hai cambiato qualcosa rispetto agli anni scorsi?

«In realtà no, la modalità di allenamento è sempre la stessa. Quest’anno però è stato più complicato del previsto: si è rotto un pezzo della macchina di cui non esiste ricambio qui in Cile. Questo ha reso la preparazione più precaria, perché non ho potuto usare il mio mezzo».

Come hai affrontato questo problema?

«Sto usando una vettura che mi ha prestato il rivenditore Can-Am CSI MotorS Sport qui in Cile, per un paio di giorni. Ovviamente non posso spingerla come farei con la mia, quindi l’approccio è diverso. Anche se in allenamento non si va mai al limite, ma quando il mezzo non è tuo devi comunque essere ancora più prudente».

«Anche prima della gara che ho disputato in Arabia Saudita con il team X-Raid. La macchina aveva avuto un problema tecnico e non avevo potuto allenarmi. E queste situazioni ti lasciano un pò di rabbia, considerato anche quanto investi tanto tempo, soldi ed energie».

Rebecca Busi alla Baja Jeddah 2025 (© X-Raid)

Rebecca Busi alla Baja Jeddah 2025 (© X-Raid)

Hai quindi avuto modo di provare il veicolo con cui gareggerai alla Dakar?

«L’ho provato solo una volta al Baja Jeddah. La Fenic è una macchina completamente diversa rispetto a quelle che guidavo prima. Questa è una vera macchina da competizione, nata per il rally. Nella categoria precedente correvamo con mezzi di serie adattati alle gare. Nella classe Challenger il livello è completamente diverso e trovare il setting giusto ci ha richiesto tempo».

L’esperienza alla Baja Jeddah 2025

Come è andata quella prima esperienza in gara?

«Il primo giorno ho fatto un buon prologo e sono finita in top 10, quindi ho dovuto poi aprire la pista per circa 60–70 km. Era la prima volta che guidavo questa macchina in gara e anche la prima volta che facevo da apri pista. In seguito ho perso un po’ di confidenza per alcuni problemi. Quindi il primo giorno non è andato benissimo».

«Per il secondo giorno ho fatto un briefing con il mio copilota Sergio Lafuente, con cui corro dal 2023, e abbiamo risolto alcune difficoltà di comunicazione in cui ci siamo imbattuti. Il ritmo ora è molto più veloce e servono più informazioni e più precisione e inoltre noi non correvamo insieme nel deserto da marzo. Il secondo giorno, risolto il problema siamo arrivati secondi di categoria, a circa un minuto dal primo, e ottavi assoluti».

Rebecca Busi e Sergio Lafuente

Rebecca Busi e Sergio Lafuente (© X-Raid)

La tua nuova squadra è un progetto che punta ed ha puntato molto sulle donne. Cosa significa farne parte?

«In realtà nel rally raid non è così raro come in altri ambiti trovare team che credono in piloti donne e navigatrici. Siamo poche, ma il livello è alto: spesso siamo in top 5 o top 10 insieme ai big. Il team X-Raid è molto aperto mentalmente e questo mi è sempre piaciuto. Inoltre offre una prospettiva di crescita reale. Hanno anche i prototipi T1 Mini ufficiali. Qui c’è l’idea di investire su una persona e accompagnarla nel percorso, se dimostra di meritarselo. Nel motorsport non è così scontato».

Strategia e ambizioni

Quanto conta l’esperienza maturata nelle Dakar già disputate?

«La Dakar è sempre un viaggio a sé. Non sarai mai pronto abbastanza. L’esperienza ti insegna che non vince il più veloce, ma spesso il più intelligente. Serve costanza e una preparazione tale da permettere al corpo di reggere, lasciando lucidità alla testa. Parliamo di 400–500 km di speciale al giorno più i trasferimenti. Una frazione di secondo di distrazione può costarti l’intera gara».

Rebecca Busi alla Baja Jeddah 2025

Rebecca Busi alla Baja Jeddah 2025 (© X-Raid)

In una gara che dura oltre i dieci giorni quanto è fondamentale la strategia?

«Tantissimo. Stiamo già studiando tappa per tappa con il team: quando spingere, quando gestire, quanti minuti concedere. Vincere una speciale e rompere il giorno dopo non serve a nulla. L’imprevisto è costante. Sai che in alcune tappe puoi attaccare, in altre devi solo salvare la macchina. Devi adattarti continuamente».

Quali sono le ambizioni per la prossima Dakar?

«Non lo so ancora. Non conosco il mio livello rispetto agli altri in questa nuova categoria ed è forse la cosa che mi spaventa di più. Nella gara alla Baja Jeddah ero stata competitiva e costante, finendo a poco distacco dal primo. Ma per la Dakar è diverso. Lo scopriremo tappa dopo tappa».

«Preferisco restare con i piedi per terra. Se lavoreremo bene con il team e avrò continuità, allora potrò crescere molto. Alla fine sarà soddisfatta se la finisco. Te lo posso firmare: chiunque partecipa alla Dakar ti avrebbe risposto così. È tutto da scoprire e tutto da vedere e per quanto mi piacerebbe avere obiettivi alti e forse dentro di me li ho, devo vivere tappa per tappa».

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *