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MotoGP

Jorge Lorenzo, la leggenda di “Por Fuera”

Il pilota spagnolo ha segnato un’epoca della MotoGP. Diretto e controverso, ma sempre coerente con il suo modo di essere. In pista perfezionista e metodico; due caratteristiche che lo hanno reso un campione.

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Jorge Lorenzo festeggia la vittoria al Mugello nel 2018 (© motogp.com)
Jorge Lorenzo festeggia la vittoria al Mugello nel 2018 (© motogp.com)

La vittoria al Mugello il 4 giugno 2018, non fu solo il primo trionfo di Jorge Lorenzo in sella alla Ducati. Fu il momento in cui il maiorchino zittì tutti: i critici, i detrattori, i tifosi disillusi. Su un tracciato leggendario, davanti alla marea rossa, Lorenzo vinse da Lorenzo, con un ritmo devastante e una gara dominata dal primo all’ultimo giro.

Quel giorno segnò una rinascita personale, ma anche un punto di svolta nella sua carriera: il riscatto in rosso, il canto del cigno in MotoGP, e l’inizio della fase finale di una carriera già da leggenda.

La nascita di Martillo y Mantequilla

Lorenzo esordì nel Motomondiale nel 2002, in 125cc con la Derbi. Lo spagnolo ci mise poco a lasciare il segno e già nel 2003 ottenne una vittoria e un podio. L’anno successivo invece consolidò ancora di più il suo talento, facendosi conoscere per il suo stile di guida, che gli valse il soprannome “Por Fuera“. Infatti il maiorchino aveva la tendenza a sfruttare le traiettorie all’esterno, in cui poteva far valere la sua fluidità, per superare gli avversari.

Nel 2005 arrivò l’esordio in 250cc con Honda. Già al suo primo anno si mise stabilmente nelle posizioni di testa e per la stagione successiva convinse Dall’Igna a dargli una possibilità sull’Aprilia. Lorenzo non smentì l’intuizione avuta dall’ingegnere veneto e nel 2006 vinse il suo primo titolo mondiale in carriera. Tale risultato lo bissò l’anno dopo, prima del salto nella classe regina nel 2008 con la Yamaha.

Da subito fu chiaro: quel ragazzo aveva qualcosa di diverso. Il suo stile di guida era unico, fluido e chirurgico. Il suo approccio mentale, perfezionista e metodico, spesso lo portava al limite. Ma quando tutto si allineava, diventava inarrestabile.

Gli anni d’oro in Yamaha

Una volta arrivato nella classe regina, Jorge era impaziente di dimostrare tutto il suo valore. Questo gli valse qualche caduta di troppo, di cui due molto pesanti in Cina e a Laguna Seca. Da quegli incidenti uscì con le ossa rotte, ma con gli insegnamenti giusti per arrivare alla vetta della MotoGP.

Anche perché nelle prime gare mise in mostra tutto il suo potenziale. In Qatar esordì con un secondo posto, confermato con il terzo di Jerez e poi la prima vittoria nella classe regina ottenuta in Portogallo al terzo appuntamento della stagione.

Già dal 2009 Jorge si presentò pronto a lottare per il titolo contro il suo compagno e leggenda Valentino Rossi. Da quella stagione la loro rivalità fu destinata a segnare un’epoca. Con il suo talento Jorge si garantì un posto tra i magnifici quattro; un quartetto che oltre a lui comprendeva Valentino Rossi, Daniel Pedrosa e Casey Stonerrimpiazzato poi da Marc Marquez. Con la casa di Iwata Lorenzo visse gli anni più luminosi della sua carriera. Tra il 2010 e il 2015 vinse tre titoli mondiali MotoGP (2010, 2012 e 2015, ndr).

Jorge Lorenzo davanti a Rossi e Marquez nel GP di Catalunya 2016

Jorge Lorenzo davanti a Rossi e Marquez nel GP di Catalunya 2016 (© motogp.com)

L’avventura Ducati

Eppure anche la storia tra Jorge e Yamaha fu destinata a finire, perché Dall’Igna lo chiamò in Ducati nel 2017. Mossa studiata per dare nuovamente lustro alla casa italiana. In Lorenzo videro colui che potesse riportare il titolo a Borgo Panigale, ma spesso non tutte le storie d’amore hanno il lieto fine.  L’adattamento fu doloroso, e per mesi il matrimonio sembrava non funzionare. Ma Jorge non mollò.

Jorge Lorenzo, pilota Ducati dal 2017 al 2018 (© motogp.com)

Jorge Lorenzo, pilota Ducati dal 2017 al 2018 (© motogp.com)

Dopo un 2017 scarno di risultati, l’anno successivo Ducati riuscì ad accontentare le richieste del #99. Il successo al Mugello nel 2018 fu la svolta. Seguì subito quello a Barcellona e poi un altro in Austria. Eppure, paradossalmente, a fine stagione lasciò il team. Ma la sua eredità rimase: Lorenzo aveva dimostrato che anche la Ducati poteva vincere con uno stile diverso, ma soprattutto da quel momento la Ducati iniziò la scalata verso il dominio a cui oggi siamo abituati.

L’ultima sfida e il ritiro

Nel 2019 firmò con Honda, accanto a Márquez. Il risultato di quella scelta fu però un disastro. Un anno durissimo, segnato da infortuni e mancanza di feeling. A fine stagione, Lorenzo annunciò il ritiro dalle corse. Lo fece con dignità e lucidità, ammettendo che non poteva più competere al livello che esigeva da sé stesso.

Jorge Lorenzo in sella alla Honda nel 2019 (© motogp.com)

Jorge Lorenzo in sella alla Honda nel 2019 (© motogp.com)

Un campione divisivo, ma autentico

Jorge Lorenzo non ha mai cercato di piacere a tutti. È stato spesso freddo, diretto, controverso. Ma è anche stato uno dei piloti più coerenti, professionali e talentuosi della storia moderna della MotoGP. Il giorno del Mugello 2018 è stato il simbolo perfetto della sua carriera: quando tutto sembrava perso, ha trovato il modo di brillare.

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