Formula 1
Alpine, stop Power Unit dal 2026. Renault venderà il team?
Alpine, stop Power Unit dal 2026. Il disimpegno è il fallimento del modello di business F1 per i motoristi? Renault venderà in futuro il team?
Alpine, stop Power Unit Renault dal 2026. Questa è la notizia, nell’aria da settimane, comunicata poche ore fa. Come anticipato in mattinata dai francesi di Auto Hebdo, il Gruppo Renault avrebbe deciso di interrompere la produzione dei motori E-Tech di Formula 1, riconvertendo la produzione nello stabilimento di Viry-Chatillon, denominato Alpine Hypertech, ad altri progetti. Probabilmente WEC e propulsori a idrogeno per l’intero gruppo.
Stop Power Unit Renault dal 2026. La ricostruzione dei fatti
Dieci giorni fa Luca De Meo, CEO del Gruppo Renault, ha incontrato le rappresentanze dei lavoratori, preoccupati dalle notizie trapelate da quest’estate. A De Meo era stato presentato un piano per proseguire la produzione dei motori nella storica factory di Viry-Chatillon oltre il 2025.
Questo piano, secondo Auto Hebdo, difficilmente è stato considerato, con De Meo già deciso sul da farsi. Il suo obiettivo è quello di ridurre l’indebitamento dell’intero gruppo della losanga, stimato di 6,2 miliardi di euro. Considerando anche i 17 milioni di euro di leasing dei motori Mercedes, sicuro fornitore dell’Alpine F1 Team dal 2026, il risparmio sarebbe di oltre 100 milioni di euro l’anno.
Sempre secondo il giornale francese, c’è di più. Flavio Briatore, consigliere speciale e Oliver Oakes, nuovo team principal Alpine, sarebbero impegnati nella vendita della scuderia transalpina. A vantaggio proprio, secondo Auto Hebdo, ovvero ad Hitech GP di proprietà dello stesso Oakes che già ha provato, senza successo, l’ingresso in F1.
O addirittura a una terza parte. Chi? Il Gruppo Geely, colosso cinese che possiede anche Lotus, Volvo, Smart e Lynk & Co. Questo primo passo, quello dell’alleggerimento della struttura, sarebbe appunto propedeutico a questa possibile seconda fase: un totale disimpegno dalla F1.
A Viry-Chatillon non dovrebbero essere prodotti i motori del WEC, in questo momento costruiti dalla Mecachrome sulla base dei motori F2. Una conversione di questo tipo è stata infatti smentita, sempre ad Auto Hebdo, da Bruno Famin, responsabile del programma LMDh del Gruppo Renault.
Nella factory francese, ad ogni modo dovrebbero essere concentrate le attività di Signatech e di Alpine, che conducono il programma prototipi nel Mondiale Endurance. Oltre a questo, verrebbe utilizzata per lo sviluppo delle tecnologie di propulsione a idrogeno dell’intero Gruppo Renault.
Oppure, utilizzando le parole del comunicato, un «avanzato centro di ingegneria capace di riunire alcuni dei migliori talenti al mondo per contribuire allo sviluppo di veicoli ad altissime prestazioni e alle innovazioni nelle tecnologie più avanzate». Alpine Hypertech «sarà benzina per un progetto senza precedenti nell’automotive».
Il complesso rapporto di Renault con la F1
La storia della Renault in Formula 1, iniziata nel 1977 con il primo motore turbo in grado di vincere gare, non è sempre stata lineare. La losanga, infatti, sia come team che come motorista, è uscita ed entrata più volte. L’ultima uscita come motorista fu nel 1997, seguita dal nuovo ingresso nel 2001, vincente già dal 2005 con il Renault F1 Team, con Fernando Alonso come pilota e con Briatore come team principal.
Un digiuno di vittorie mondiali così, dal 1992, data del primo iride con la Williams, non si è però mai visto. L’ultimo successo è datato 2013, come fornitore della Red Bull. Dall’inizio del nuovo ciclo turbo, con l’introduzione però della componente ibrida, in Francia sembrano averci capito poco o nulla.
Una scelta come quella del ritiro, dopo dieci anni di perdite economiche e con un solo team da fornire, quello interno, sembra essere l’ammissione di un’azienda che non è certa dei propri mezzi, nè che valga la pena riprovarci.
Come team, il rapporto è sempre stato ancora più scostante. Dopo l’ingresso a fine anni settanta e il ritiro a fine 1985, Renault comprò la Benetton F1 nel 2000, ribrandizzandola con i propri colori nel 2002. In pochi anni il team divenne vincente, conoscendo poi una grande flessione tra il 2007 e il 2009, culminata con la fuga di sponsor a seguito dell’esplosione del caso crashgate, risalente a Singapore 2008, al quale seguirono la cacciata di Briatore e di Pat Symonds, direttore tecnico di quel team.
Seguì la vendita della scuderia nel 2011 a Genii Capital di Gerard Lopez, dal quale Renault riacquistò la maggioranza della struttura di Enstone nel 2016. Nel dicembre del 2023 è stata poi venduta la quota del 24% a un gruppo di investitori guidato da Otro Capital e, nel comunicato stampa, il team fu valutato circa 900 milioni di euro. È quindi legittimo pensare un nuovo disimpegno totale di Renault dalla F1.
Stop Power Unit Renault dal 2026. Il fallimento di un modello di business per i motoristi?
La prossima uscita di Renault dalla F1 come motorista può essere vista anche in un altro modo. Come il fallimento di un modello di business per i motoristi nella massima formula. Questi infatti sono fondamentali per il Circus, ma non sono considerati come soggetti che hanno necessità di guadagnare dal proprio impegno nello sport.
Sebbene dal 2026 entrerà in vigore un budget cap anche per i propulsori, i motoristi non partecipano alla divisione dei proventi della Formula 1, a differenza di quello che succede con i costruttori. Inoltre, il prezzo massimo delle Power Unit è determinato dal regolamento finanziario in vigore. Come detto dallo stesso Bruno Famin ad agosto, questo modello di business «è un po’ strano».
Conviene essere clienti, di base. E avere un solo cliente, che tra le altre cose è il costruttore stesso, non conviene e non permette di ammortizzare i costi. A pensarci bene, questa può essere la base del rapporto discontinuo degli ultimi anni della Honda con la F1. I giapponesi nel 2019 annunciarono il proprio ritiro, vendendo progetti e know-how a Red Bull, per poi tornare sui suoi passi, diventando fornitore dell’Aston Martin dal 2026.
In Audi stanno concentrando tutte le proprie risorse solo sul programma F1, ben consapevoli che la strada sarà in ripida salita. Sono stati infatti dismessi tutti gli altri programmi motorsport per lasciare spazio alla massima formula. Audi potrebbe certificare il fallimento di questo modello di business?