Formula 1
Audi vende quote del team F1? L’avventura sembra già essere in salita
Audi vende quote del team? Questa l’indiscrezione per un progetto che sembra essere sempre più in difficoltà. Ma sulla F1 Audi ha scommesso tutto.
Audi entrerà in Formula Uno con il proprio marchio nel 2026. Nella realtà, la Casa di Ingolstadt è già in F1, avendo il 100% della Sauber, che verrà rinominata dopo la prossima stagione. La scelta dell’azienda tedesca ha comportato uno stravolgimento della propria politica motorsport ed è messa in discussione dal momento di crisi del comparto automotive. Negli ultimi giorni sembra esserci una novità: Audi vende quote del team.
Audi vende quote del team al Qatar?
Il progetto F1 di Audi potrebbe non essere nato sotto una buona stella. La crisi del mercato auto sta mettendo in ginocchio il gruppo Volkswagen, di cui Audi fa parte. La testata giornalistica tedesca Auto Motor und Sport ha rilanciato un’indiscrezione secondo la quale Audi stia per cedere una parte di quote del team Sauber, futura scuderia Audi, al fondo sovrano del Qatar.
L’obiettivo sarebbe quello di limitare gli esborsi economici in un momento così delicato per la storia dell’azienda. Non sarebbe di certo non un disimpegno di Audi, ma un modo per non rinunciare al progetto e all’investimento fatto. Oltre 600 milioni di euro per l’acquisto della Sauber, più l’ampliamento del Competence Center Motorsport di Neuburg e le spese di ricerca e sviluppo per la creazione della Power Unit.
Non si tratta di una cosa “vergognosa”. Il team Alpine non è tutto di proprietà del Gruppo Renault, così come la scuderia Mercedes è solo per il 33,33 % del Gruppo Daimler. Non è quindi uno scandalo che un fondo di investimento o un altro soggetto aiuti un marchio automobilistico nella sua avventura in Formula 1, con un mutuo interesse.
Per Audi la F1 vale tutto il motorsport
C’è da dire che, per questo progetto Audi ha rinunciato a tutto. DTM, Hypercar, GT, TCR, Formula E, Rally Raid. Tutti questi programmi sono stati smantellati per lasciare spazio economico per il debutto in Formula 1. Una categoria che non fa parte del DNA Audi e per la quale Audi ha praticamente rinnegato sé stessa. La scelta è sicuramente una questione di opportunità economica, in un momento in cui la Formula 1 è la categoria più redditizia dal punto di vista economico e di immagine.
La scelta di entrare come motorista, quasi obbligata per un costruttore, è la più dispendiosa di tutte. E, come visto nel caso dell’Alpine, il gioco potrebbe non valere la candela. Essere solo un team fornisce quasi la garanzia, facendo un buon lavoro, di non chiudere il bilancio stagionale in rosso, grazie agli introiti di premi e sponsorizzazioni, oltre a un prezzo calmierato per le Power Unit.
Essere un costruttore di Power Unit cambia tutto ed espone un team a spese non indifferenti, come elencato prima. Inoltre la scelta di Audi di acquistare un team svizzero mette il marchio di fronte a un problema non da poco: il costo del lavoro nel paese rosso-crociato, più alto rispetto agli altri Stati europei.
C’è il budget cap che non permette a una squadra di sforare la spesa di 135 milioni di dollari l’anno e questo non consente ad Audi di aumentare la forza lavoro in proporzione alle possibilità degli altri team. Su questo però, secondo quanto riportato da it.motorsport.com, ci sarebbero discussioni per agganciare il costo del lavoro al budget cap a partire dal prossimo Patto della Concordia che entrerà in vigore nel 2026.
L’immagine di annuncio del ritorno di Audi nel WEC con una LMDh. Progetto poi annullato (© Audi)
Audi in F1, una mossa azzardata?
Per questi motivi, l’ingresso di Audi in Formula 1 sembra essere diventata una mossa quantomeno azzardata, con un altissimo tasso di rischio, e ora Audi vende quote del team. Il tempismo nell’ingresso non ha aiutato, ma un’azienda di queste dimensioni conosce prima di un comune mortale il possibile andamento del mercato.
Quella che poteva essere una scelta azzeccata potrebbe rivelarsi un boomerang dal punto di vista finanziario, prima ancora che dal punto di vista sportivo. La scelta di Audi è un all-in sul motorsport che più che essere una scelta di business sembra una giocata al casinò.
Mattia Binotto, amministratore delegato e direttore tecnico del progetto, ha infatti dichiarato che l‘obiettivo è quello di lottare per la vittoria dal 2030. Prima di quel termine si potrebbe prevedere una lunga traversata nel deserto, come successo a Mercedes, che aveva già un lungo passato da motorista o a Honda nel suo ultimo ingresso come produttore di motori nel 2015.
Audi può permettersi, a livello di immagine e dal punto di vista finanziario, questo lungo calvario? Al momento il deserto, quello qatariota, darà una mano per il secondo aspetto. Per il primo aspetto, le cose non sembrano essere iniziate benissimo, stando all’avvicendamento tra Andreas Seidl e Mattia Binotto e alla difficoltà nel trovare un secondo pilota.
La strada di Audi in Formula 1 sembra essere già in salita. Un’azzardo che potrebbe costare molto caro e che, stando ai presupposti, ha tutte le carte in regola per essere uno dei più grandi fallimenti della storia della Formula 1. Ma c’è tempo per recuperare.