Formula 1
Autodromo Nazionale di Monza, il Tempio della Velocità
Il Tempio della Velocità mette alla prova motori, freni e coraggio dei piloti: scopriamo, curva per curva, il tracciato di Monza

Il circus della F1 sbarca sulla pista più veloce del calendario: il tracciato dell’Autodromo Nazionale di Monza è unico per filosofia e caratteristiche. Qui le monoposto corrono con il carico aerodinamico più scarico dell’anno, sfiorando velocità massime oltre i 350 km/h e affrontando staccate violentissime, in cui i freni sono messi a dura prova.
Un mix di lunghi rettilinei e varianti che premiano efficienza, trazione e stabilità in frenata. Vediamo curva per curva come si sviluppa il “Tempio della Velocità”.
F1, le caratteristiche dell’Autodromo di Monza
Il circuito è anche conosciuto come “Il Tempio della Velocità” per un motivo: circa l’80% del giro si percorre a gas spalancato, e si toccano picchi di velocità superiori ai 350 km/h. Si tratta anche di uno dei tracciati più storici della F1. È stato inaugurato nel 1922 ed era in calendario per la stagione inaugurale del 1950; ha ospitato tutte le edizioni del GP d’Italia a parte quella del 1980, che si tenne a Imola.
La pista si estende per 5.793 km, e conta 11 curve, di cui 7 a destra e 4 a sinistra. Per essere competitivi a Monza però è fondamentale essere veloci sui rettilinei, e per questo è richiesto un setup a basso carico aerodinamico.
Il layout di Monza

il layout del circuito (© F1)
Primo settore
Il giro parte con uno dei rettilinei più lunghi della F1 moderna: a DRS aperto si superano i 350 km/h. Alla fine, i piloti affrontano una delle staccate più dure del campionato: da oltre 350 km/h a circa 70 km/h in meno di 150 metri. La Prima Variante è un destra-sinistra secco: fondamentale aggredire bene il cordolo in ingresso e mantenere stabilità per uscire veloci, evitando il sovrasterzo che può compromettere tutto il successivo allungo.

La Prima Variante (© F1)
Segue Curva Grande, una lunga piega a destra molto veloce. Si può affrontare in pieno, ma è importante avere una monoposto ben bilanciata per mantenere una buona stabilità e perfezionare l’ingresso nella variante successiva.
Secondo settore
Si arriva quindi alla Variante della Roggia. È un altro punto di staccata importante, meno violento della Prima Variante ma comunque decisivo. Si scende a circa 120 km/h e si affronta un sinistra-destra rapido, con i cordoli da “cavalcare” senza esagerare. Uscire larghi penalizza verso le curve di Lesmo.

La Variante della Roggia (© Red Bull Content Pool)
Seguono, appunto, le due Curve di Lesmo. La prima è una piega a destra medio-veloce, in appoggio, dove conta avere grip meccanico e trazione. La seconda è più veloce e scivolosa della prima, con un’uscita che porta sul rettilineo verso la variante Ascari. Fondamentale essere puliti e veloci in accelerazione, sfruttando tutto l’asfalto esterno senza superare i limiti della pista.
Terzo settore
Segue una lunga accelerazione a pieno gas, con DRS disponibile. Qui si misura la potenza del motore e l’efficienza aerodinamica: chi ha meno drag guadagna decimi preziosi prima della Ascari. La Variante che segue è iconica: un sinistra-destra-sinistra ad altissima velocità. L’ingresso è critico: se si sbaglia il primo sinistra, tutta la sequenza viene compromessa.

La Variante Ascari (© F1)
Bisogna affrontarla in modo fluido, mantenendo la velocità e sfruttando i cordoli senza sbilanciare la vettura. Uscire bene dall’Ascari è vitale per il rettifilo successivo.
Il lungo rettilineo porta alla curva finale, intitolata a Michele Alboreto. La Parabolica è una curva a raggio lungo, che si percorre a velocità molto elevata (oltre i 220 km/h in uscita). Serve grip in appoggio e una trazione perfetta per lanciarsi sul rettilineo principale.

Vista dall’alto della Parabolica (© Autodromo di Monza)