Formula 1GP Canada
Circuit Gilles Villeneuve, sfide e segreti del tracciato canadese
In vista del GP del Canada 2025, analizziamo le caratteristiche tecniche di un tracciato che premia audacia, trazione e precisione millimetrica nei sorpassi e nelle frenate.

Nel cuore del Québec, incastonato tra il fiume San Lorenzo e il verde del Parc Jean-Drapeau, sorge il Circuit Gilles Villeneuve, una delle tappe più affascinanti e impegnative del calendario di F1. Intitolato al leggendario pilota canadese della Ferrari, il tracciato semi-permanente di Montreal ospita dal 1978 il GP del Canada ed è famoso per il suo “Muro dei Campioni”.
F1, le caratteristiche del Circuit Gilles Villeneuve
Un giro del tracciato misura 4.361 km; per il GP di F1, che prevede 70 tornate, la distanza totale di gara toccherà i 305.27 km. È composto da 14 curve, 8 a destra e 6 a sinistra. Il circuito, veloce e a basso carico aerodinamico, è uno dei preferiti dai piloti. Le numerose chicane con frenate intense e il famoso tornantino mettono a dura prova le gomme.
Allo stesso tempo però il tracciato è veloce e scorrevole. Il tratto più iconico del circuito si trova proprio alla fine del giro: il Muro dei Campioni, così chiamato dopo dopo gli incidenti di Damon Hill, Jacques Villeneuve e Michael Schumacher durante il weekend del Gran Premio del Canada 1999.
Il layout del del Circuit Gilles Villeneuve

Il layout del circuito (© F1)
Primo settore
Dopo il rettilineo principale a DRS spalancato, si entra a piena velocità in curva 1 (verso sinistra), che richiede una staccata impegnativa. Curva 2, anche chiamata Virage Senna, è molto importante: si tratta di una lunga piega a destra che richiede una traiettoria pulita per lanciarsi al meglio verso il primo allungo. L’aderenza qui è spesso instabile a inizio weekend.

Curve 1 e 2 (© Scuderia Ferrari)
Segue la prima chicane di curva 3-4: bisogna stare attenti a tenere la macchina all’interno dei track limits, e un piccolo errore in uscita può portare a un violento scontro con le barriere. Serve bilanciamento perfetto tra stabilità al posteriore e reattività all’anteriore. Fu teatro del controverso episodio che costò a Sebastian Vettel la vittoria del GP del Canada 2019; tagliò la chicane e rientrò in pista in modo giudicato pericoloso, ricevendo una penalità di 5”.
Segue una veloce piega a destra che ci lancia verso il secondo settore.
Secondo settore
La sezione centrale è molto scorrevole: la svolta a sinistra di curva 6 è seguita da un rapido cambio di direzione che immette nella prima zona DRS del tracciato. In questo tratto è molto importante aggredire con decisione i cordoli, ma bisogna fare attenzione a non danneggiare il fondo.

Curve 6 e 7 (© McLaren)
Il rettilineo è seguito da un’altra chicane veloce (curve 8-9): in questo destra-sinistra è molto importante mantenere la vettura stabile in uscita. Salire sul cordolo fa guadagnare tempo, ma il muro sulla destra è molto vicino. Segue un breve tratto rettilineo con cui si chiude il T2.
Terzo settore
L’ultimo settore si apre con la frenata più intensa del tracciato. Al tornantino di curva 10 si passa da oltre 300 a circa 60 km/h. È una delle zone preferite per i sorpassi, anche grazie al DRS in uscita di curva. Si esce in piena accelerazione verso il rettilineo più lungo della pista.

Il tornantino di curva 10 (© F1)
Le curve 11 e 12 sono pieghe appena accennate da percorrere in pieno. Alla fine del rettilineo i piloti sono attesi dalla chicane più famosa e complicata del circuito. All’uscita del veloce destra-sinistra di curva 13-14 sorge infatti il famigerato “Muro dei Campioni”.
Questo rapido cambio di direzione non perdona il minimo errore: sono tanti i piloti che proprio in questo punto sono venuti in contatto con le barriere. Essenziale qui trovare il giusto compromesso tra aggressività e controllo. Segue il rettilineo del traguardo in cui si apre nuovamente l’ala mobile.

Michael Schumacher colpì il “Muro dei Campioni” nel 1999 (© McLaren)