Formula 1GP Brasile
Sfide e segreti del circuito di Interlagos, cuore pulsante della F1 in Brasile
Guida tecnica al circuito di San Paolo: analisi curva per curva, setup ideale, mescole Pirelli e strategie del GP del Brasile di Formula 1

Tra i tracciati più iconici del calendario di F1, l’Autódromo José Carlos Pace di San Paolo, meglio conosciuto come Interlagos, è una pista che incarna l’essenza stessa delle corse: corta, tecnica, ondulata e imprevedibile. A 785 metri sul livello del mare, immerso nel cuore di un quartiere residenziale, il tracciato brasiliano è un mix di vecchia scuola e adrenalina pura.
F1, le caratteristiche del circuito di Interlagos
Costruito nel 1940 tra due laghi (da cui il nome “Interlagos”), il circuito è stato ribattezzato nel 1985 in onore del pilota brasiliano José Carlos Pace, vincitore del GP del Brasile 1975 e scomparso tragicamente due anni dopo. Con i suoi 4.309 metri e 15 curve, è uno dei tracciati più corti della stagione, ma anche uno dei più intensi dal punto di vista tecnico e fisico.
Interlagos è uno dei pochi circuiti a senso antiorario, una caratteristica che mette a dura prova il collo dei piloti. La combinazione di curve veloci, salite e discese continue e la variabilità del meteo (con piogge improvvise anche durante la gara) rendono ogni sessione una sfida a sé.
Il layout del circuito di San Paolo

Il layout del circuito (© F1)
Strategie e setup
Il setup ideale per Interlagos è sempre un compromesso delicato. Il primo settore richiede buona trazione meccanica e stabilità in frenata, mentre la parte centrale, più guidata, valorizza le vetture bilanciate e con buon carico aerodinamico. Tuttavia, la lunga salita finale verso il traguardo costringe i team a non eccedere con l’incidenza alare, per non perdere velocità sul rettilineo.
Pirelli porterà le mescole C2 (dure), C3 (medie) e C4 (morbide): si tratta di un parco gomme di un livello più duro rispetto a quello del 2024. La pista è stata riasfaltata proprio in occasione dello scorso GP, e nelle poche uscite su pista asciutta era stata evidenziata un’elevata usura. La corsa dello scorso anno fu bagnata, ma si prospettava come una gara a due soste. Questo weekend, con gomme più dure, potrebbe bastare un pit stop.
Primo settore
Il giro comincia con l’iconica sequenza della “S do Senna”. Si entra a oltre 320 km/h sul rettilineo principale per frenare bruscamente e impostare una doppia sinistra-destra in discesa. La chiave è la trazione in uscita: un errore qui compromette l’intera salita successiva. Segue la Curva do Sol, una piega a sinistra lunga e veloce da cui è importante uscire bene per avere un buono slancio sul rettilineo, dove si spalanca l’ala mobile.

La sequenza delle curve 1 e 2, anche chiamata “S do Senna” (© F1)
Secondo settore
Alla fine del rettilineo si arriva alla forte staccata di curva 4, spesso teatro di duelli ruota a ruota. Si va poi in discesa a sinistra verso curva 5, percorrendo il tratto che prende il nome di Descida do Lago. Segue quindi una salita che porta a curva 6, Ferradura: una curva lunga a destra in appoggio costante. Richiede precisione chirurgica: si frena dolcemente e si tiene il gas progressivo per non perdere aderenza sull’anteriore.
Si continua a salire fino ad arrivare a Laranjinha, una curva a sinistra cieca in salita, dove il punto di corda si “nasconde” dietro la pendenza. Le auto si alleggeriscono e il posteriore tende a muoversi: serve una vettura perfettamente bilanciata.
Il tratto che va dalla 8 alla 10 è il più lento e tecnico del circuito. Protagonista di questa sequenza è il tornantino del Pinheirinho, da affrontare con pazienza e trazione controllata. I piloti cercano di anticipare la riapertura del gas senza slittare. Curva 10, chiamata Bico de Pato, è la più stretta del circuito, e costringe i piloti a scalare fino alla seconda marcia. Curva 11, veloce e in discesa, lancia verso il T3.

Interlagos, vista dall’alto del settore centrale (© F1)
Terzo settore
Junção (curva 12) è l’ultima vera curva del tracciato: una sinistra in salita che porta al lungo tratto di accelerazione fino al traguardo. È cruciale uscire bene per non farsi sverniciare sul rettilineo. Curva 13 è una piega a sinistra appena accennata; segue la Subida dos Boxes: una salita interminabile che porta di nuovo sulla linea del traguardo. È qui che spesso si decidono i sorpassi grazie al DRS.

La “Subida dos Boxes” (© Oracle Red Bull Racing)









