Formula 1GP Abu Dhabi
Sfide e segreti del Circuito di Yas Marina, teatro del gran finale della Formula 1
Scopriamo il tracciato che ospita il gran finale della stagioni di Formula 1: il GP di Abu Dhabi non è solo luci e scenografia, ma anche un’insidiosa sfida tecnica per ingegneri e piloti

Quando il sole tramonta dietro i profili geometrici dell’hotel a LED di Yas Island e i riflettori prendono il sopravvento, la Formula 1 entra nel suo scenario più iconico tra lusso, ingegneria e suggestione. Il Circuito di Yas Marina, inaugurato nel 2009, non è soltanto una cornice glamour per il finale di stagione della F1: è una pista complessa, ripensata nel corso degli anni per trovare l’equilibrio tra spettacolo e tecnica.
F1, le caratteristiche del Circuito di Yas Marina
Voluto come fulcro del nuovo distretto turistico-emiratino, Yas Marina porta la firma di Hermann Tilke, l’ingegnere cui è stato affidato il compito di tradurre in asfalto la visione degli Emirati: un tracciato moderno, scenografico, integrato in un’architettura ultracontemporanea. La pista corre accanto alla marina, lambisce l’hotel con copertura luminosa e mette in mostra infrastrutture da categoria superiore.
Le critiche rivolte alla versione originale, troppo tortuosa e lenta, hanno portato a un intervento radicale nel 2021. Il layout è sceso da 21 a 16 curve e ha guadagnato fluidità, soprattutto grazie alle nuove sezioni veloci in curva 5 e nel complesso 9-10. Una trasformazione che ha reso più semplice seguire da vicino la vettura davanti e ha aumentato le possibilità di sorpasso.
Con i suoi 5,281 km antiorari, il circuito alterna un primo settore fluido, un lunghissimo rettilineo da oltre un chilometro e mezzo, e un tratto finale lento e tecnico dove l’aderenza è un fattore determinante. Le auto arrivano a velocità elevatissime nel settore centrale grazie al DRS, ma devono poi affrontare frenate violente e curve medio-lente che richiedono stabilità al posteriore.
Il layout del Circuito di Yas Marina

Il layout del circuito (© F1)
Strategie e setup
A livello di setup, la sfida sta nel compromesso. Scaricare troppo l’aerodinamica aiuta sul dritto ma penalizza nella parte guidata, mentre aumentare il carico garantisce precisione, ma rischia di trasformare il rettilineo in una vulnerabilità. Un rompicapo che squadre e piloti affrontano consapevoli che, a Yas Marina, il tempo nel settore finale conta quanto quello sul lungo rettifilo.
Il marchio di fabbrica del GP di Abu Dhabi è la sua transizione ambientale. Si parte al tramonto, si arriva di notte: la temperatura cala e la gomma lavora in modo diverso. La pista si evolve minuto dopo minuto, richiedendo un occhio costante al degrado e alla strategia.
È un dettaglio che da sempre influenza le scelte dei team. Un undercut può diventare sorprendentemente efficace, mentre chi soffre di surriscaldamento gomme può ritrovarsi in una condizione ideale proprio nella seconda parte di gara.
Punti di sorpasso e curve principali
Con il vecchio layout gli unici punti d’attacco erano le staccate al termine dei rettilinei. Dal 2021 si è aggiunta Curva 5: staccata secca dopo un tratto veloce, ora è più larga e favorevole al duello. L’arrivo in Curva 6, che segue il tratto rettilineo su cui si apre per la prima volta il DRS, rimane un’ottima occasione di risposta.

Curva 5 (© Abu Dhabi GP)
Le curve 6 e 7 sono un sinistra-destra molto lento, seguito da un altro lungo rettilineo. Questa seconda zona DRS è l’ultimo chiaro punto di sorpasso. Se non si riesce a passare sul rettifilo, si può tentare la fortuna tirando la staccata in Curva 9. Il lento complesso che era presente fino al 2020 è stato sostituito da un’unica curva veloce a sinistra, in cui si può anche sorpassare all’esterno.

La chicane delle curve 6-7 (© Abu Dhabi GP)
Nell’ultimo tratto del circuito è quasi impossibile passare. Il terzo settore è caratterizzato dall’insidiosa successione di curve 12-16 che premia chi ha una vettura stabile in inserimento e una gestione gomme impeccabile. È il tratto dove si vincono o si perdono le qualifiche e, spesso, il Gran Premio.
Quello di Abu Dhabi è un circuito che divide: chi lo ama per la sua atmosfera, chi lo critica per la sua mancanza di carattere “storico”. Ma è indubbio che abbia trovato un suo equilibrio, migliorando sul piano sportivo senza perdere la sua identità scenografica.

