Formula 1
Clay Regazzoni, uno svizzero al centro della Formula 1 negli anni Settanta
Pilota simbolo della Formula 1 degli anni Settanta, protagonista con la Rossa e non solo, Clay Regazzoni viene ricordato per il suo talento ed il suo carattere che lo hanno reso una figura centrale della sua epoca, dentro e fuori dalla pista.
Svizzero del Canton Ticino, protagonista con Ferrari e Williams, Clay Ragazzoni ha lasciato un segno profondo non solo per i risultati ottenuti in pista, ma per il modo diretto e senza filtri con cui ha vissuto le corse. La sua carriera attraversa alcune delle stagioni più intense della Formula 1, tra lotte per il titolo mondiale, vittorie storiche e una seconda vita costruita con la stessa determinazione mostrata da pilota.
Dalle cronoscalate alla Formula 1
Nato a Lugano il 5 settembre 1939, Gianclaudio “Clay” Regazzoni iniziò la sua carriera nel 1963 nelle competizioni in salita e nelle categorie turismo. Il passaggio alle monoposto avvenne relativamente tardi rispetto ai canoni dell’epoca, ma la sua crescita fu molto rapida. Nel 1970 vinse il Campionato Europeo di Formula 2, e questo gli aprì le porte della Formula 1.
Clay entrò in F1 dalla porta principale perché lo stesso anno fu ingaggiato da Ferrari, dopo aver conquistato l’attenzione del Drake mentre correva con le Rosse in altre categorie, tra cui il Mondiale Sportprototipi e la 24 Ore di Le Mans, corsa in coppia con Arturo Merzario.
Gli anni in Ferrari e la lotta per il titolo mondiale
Con la Scuderia Ferrari, Regazzoni fu protagonista immediato. Alla sua stagione d’esordio concluse il campionato al terzo posto, in lotta per il titolo fino all’ultima gara contro Jochen Rindt e il comapagno di squadra Jacky Ickx. Un risultato straordinario per un rookie, che certificò il suo valore a livello assoluto.
Dopo gli scarsi risultati del 1971 e 1972, soprattutto a causa dei problemi tecnici e di performance della Scuderia di Maranello, Clay decise di passare in BRM nel 1973, dove conobbe un giovane promettente austriaco: Niki Lauda.
Nel 1974 tornò in Rosso e data la considerazione che Enzo Ferrari aveva d lui, Clay gli consigliò di ingaggiare proprio Lauda che avrebbe scritto successivamente la storia della squadra italiana. Regazzoni e il pilota di Vienna costruirono anni d’oro per la Ferrari.

Clay Regazzoni, Scuderia Ferrari (© Ferrari)
In quello stesso anno infatti lo svizzero chiuse secondo in campionato e Lauda al debutto in una squadra di vertice riuscì a terminare in quarta posizione. Lo svizzero fu fondamentale per la crescita di Niki, che nel 1975 conquistò il primo titolo mondiale della sua carriera e il primo con Ferrari. Insieme i due piloti regalarono a Ferrari anche il campionato costruttori.
Purtroppo l’ascesa di Niki portò la Scuderia di Maranello a mettere in secondo piano Clay, senza il quale però non avrebbero ottenuto i risultati di quegli anni. Lo svizzero capì che il rapporto era definitivamente logoro quando Enzo Ferrari, che lo aveva stimato, fece dichiarazioni pubbliche che sminuirono la persona e il pilota che era Regazzoni.
Nel 1976 corse la sua ultima stagione in Rosso, conquistando la sua ultima vittoria per la squadra italiana nel GP degli Stati Uniti. A sei anni di distanza dalla prima, ottenuta nel GP d’Italia 1970.
Williams, la prima vittoria e un ruolo storico
Dopo una parentesi con la Ensign e la Shadow arrivò la grande occasione in Williams nel 1979. Clay Regazzoni entrò nella storia della Scuderia di Didcot (all’epoca sede della squadra inglese). Fu infatti lui a conquistare la prima vittoria in Formula 1 per il team britannico, imponendosi nel Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone. Un successo che segnò l’inizio dell’ascesa di una delle squadre più vincenti della storia.
Con Williams, Regazzoni tornò a essere competitivo anche nella lotta al vertice, dimostrando una capacità di adattamento rara in un’epoca di profondi cambiamenti tecnici. Alla fine della stagione gli fu comunque preferito Carlos Reutemann e Clay per il 1980 tentò un ritorno in Ensign, altra Scuderia inglese.
Lo stile di guida e il carattere
Regazzoni era noto per uno stile di guida aggressivo, istintivo, spesso al limite. Non era un pilota “politico”, ma diretto, schietto, fedele a un’idea di motorsport fatta di confronto puro in pista. Questo atteggiamento lo rese amatissimo dal pubblico e rispettato dagli addetti ai lavori, anche quando i risultati non lo premiavano.
L’incidente del 1980 e la seconda vita
Il Gran Premio di Long Beach 1980 segnò però una frattura definitiva nella sua carriera. L’incidente in cui rimase coinvolto causò una lesione spinale che lo rese paraplegico. Per molti sarebbe stato un punto finale, ma non per Clay Regazzoni.
Negli anni successivi non smise però ci correre, partecipando ad alcuni Rally con una macchina modificata che riusciva a guidare nonostante i suoi limiti. Nel 1993 fu anche uno dei fondatori della Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali (FISAPS).
Lo svizzero si reinventò commentatore per la Rai nelle gare di Formula 1 e non abbandonò mai quel mondo che gli tanto gli aveva dato, diventando un esempio di resilienza e forza.
Regazzoni perse la vita il 15 dicembre del 2006, mentre era atteso ad una riunione del “Club Italia”, a causa di un incidente stradale lungo l’autostrada.
L’eredità di Clay Regazzoni
Clay Regazzoni resta una figura centrale nella storia del motorsport europeo. Primo pilota svizzero realmente competitivo per il titolo mondiale, uomo simbolo del Canton Ticino e protagonista di alcune delle pagine più intense della Formula 1 anni Settanta.

Clay Regazzoni, Scuderia Ferrari (© Ferrari)
Il suo ricordo non è legato solo ai risultati, ma a un modo di essere pilota: autentico, coraggioso, senza compromessi. A distanza di anni, il suo nome continua a rappresentare un’icona irripetibile delle corse, fatta di talento umano prima ancora che tecnico.