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Formula 1

Elkann e la crisi Ferrari: perché la narrazione sui piloti non regge più

La narrazione di John Elkann sulla crisi Ferrari crolla dopo il Qatar: la SF-25 è il vero limite del 2025. Il Presidente ha cercato di spostare l’attenzione dagli ingegneri ai piloti. Senza riuscirci.

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John Elkann con Lewis Hamilton. Il Presidente ha dato ai piloti le "colpe" della crisi Ferrari (© Ferrari)
John Elkann con Lewis Hamilton. Il Presidente ha dato ai piloti le "colpe" della crisi Ferrari (© Ferrari)

Nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare della narrazione costruita da John Elkann sulla crisi di risultati della Ferrari. Il motivo è semplice: quanto accaduto in Qatar ha mostrato con brutalità ciò che si era cercato di mascherare. Le parole di Elkann, quelle sui piloti che «devono concentrarsi a guidare», oggi appaiono sotto una luce completamente diversa. L’obiettivo era spostare l’attenzione sul vero problema di questa stagione: la mancata competitività della SF-25.

Una Ferrari nuda davanti alla realtà

In Qatar si è vista una Ferrari senza filtri. La SF-25, secondo quanto riportato dagli stessi piloti, è risultata instabile, incoerente e difficile da gestire. Lewis Hamilton ha parlato di una vettura che «scivola, scatta, rimbalza». Charles Leclerc ha descritto «sottosterzo, sovrasterzo e un controllo limite» anche nei suoi giri migliori.

Sono dichiarazioni opposte alla narrazione che la dirigenza aveva costruito. Venti giorni fa, infatti, Elkann assicurava che «la macchina è migliorata» e che «gli ingegneri hanno fatto un grande lavoro».

I motivi della scelta di Elkann di spostare l’attenzione della crisi Ferrari sui piloti

L’idea che emerge è chiara: Elkann ha spostato appositamente l’attenzione sui piloti. Non perché siano il problema, ma perché sono l’unico bersaglio che può essere criticato pubblicamente e che ha modo di difendersi. O comunque di parlare. Si relazionano obbligatoriamente con i giornalisti dopo ogni sessione in pista. E, in un’ideale populista, sono quelli che prendono un mare di soldi. Gli ingegneri Ferrari, invece, non parlano, non rispondono e non possono difendersi mediaticamente.

È una strategia che ha una sua logica, almeno sulla carta: deviare il mirino da chi progetta la vettura e caricare la pressione su chi la guida. Ma è complicato quando diventa evidente che la vettura, nonostante i vaneggiamenti sul fantomatico «potenziale», non è assolutamente competitiva. 

Una stagione costruita su micro-dati e autoillusioni

Il racconto pubblico di Fred Vasseur sulla stagione Ferrari si è spesso basato su piccoli indizi trasformati in promesse, come «siamo un team vincente dalle libere di Baku», «record nel T1 a Montreal», «a Singapore eravamo a un decimo dalle McLaren».

Ma intanto gli aggiornamenti aerodinamici erano stati sospesi già ad aprile per concentrarsi sulla vettura 2026, e non è detto che non sia stata una scelta errata. L’unica vera novità è stata una sospensione posteriore, che però già le simulazioni, secondo le indiscrezioni, prevedevano come insufficiente a rendere competitiva la SF-25.

Fred Vasseur ha parlato della crisi Ferrari a Singapore

Fred Vasseur a Singapore (© Ferrari)

Il crollo in Qatar smonta la narrazione di Elkann sulla crisi Ferrari

In Qatar tutto questo è esploso. Hamilton ha parlato di una direzione tecnica «sbagliata fin dal simulatore». Leclerc, per la prima volta nella sua carriera in rosso, ha detto: «non c’è niente in questa macchina che possa darmi speranza per domani».

Un giudizio definitivo. Uno di quelli che non lascia spazio a interpretazioni.

Cosa resta alla Ferrari di questa stagione

La Ferrari vincerà la classifica dei pit stop più veloci. È un risultato che mostra un miglioramento in un tassello importante nelle gare, da sempre una delle chiavi del successo Red Bull di anni fa. Ma che è determinante quando sei a un passo dalla vittoria, allora sì che è un’ingrediente fondamentale. Ma quando si è in lotta nella parte bassa della top ten, diventa ininfluente.

Fred Vasseur rifiuta la parola “disastro”. Ma sono i piloti stessi a definire questa stagione parlando di «incubo» «catastrofe». Gli stessi piloti che devono stare zitti. Lewis Hamilton, dopo le Sprint Qualifying, ha rilasciato un’intervista a F1 TV parlando a monosillabi, dicendo che «almeno il meteo è bello». Ha applicato i consigli presidenziali, mostrando quanto sfiorassero il ridicolo.

La foto di "famiglia" con Hamilton, Fred Vasseur e Leclerc (© Ferrari)

La foto di “famiglia” con Hamilton, Fred Vasseur e Leclerc (© Ferrari)

La narrazione di Elkann sulla crisi Ferrari ha fallito

Il punto è questo: la narrazione costruita per deviare l’attenzione dagli ingegneri non è durata. Il tentativo di cercare colpe fuori dall’area tecnica era nato quasi senza speranze. John Elkann evidentemente ha preso addetti ai lavori, giornalisti e tifosi per “pirla”. Ma pirla non sono. La SF-25, quella vettura cambiata al 99% rispetto alla precedente, è un progetto debole. E lo dimostra da mesi.

Il nodo della paternità del progetto tecnico. La SF-25 è una vettura “orfana”

Le domande sono alcune. Tra queste: era davvero necessario cambiare così tanto? E soprattutto, di chi è la principale paternità di questo progetto, con l’ex direttore tecnico per il telaio Enrico Cardile dimissionario a metà 2024 e il suo sostituto, Loic Serra, in servizio dal settembre dello stesso anno?

Forse è questa una delle più grandi concause di questo 2025 fallimentare. Una macchina “orfana” del suo principale ispiratore, con il nuovo direttore tecnico con le mani legate, su un progetto iniziato da altri.

Hamilton in pista in Qatar (© Ferrari)

Hamilton in pista in Qatar (© Ferrari)

Le responsabilità di Vasseur nonostante la narrazione del Presidente

Di certo, se una monoposto ha un capo progettista, anche un team ha il suo. Quello è Fred Vasseur, che ha il compito di scegliere, e tenere in azienda, gli uomini e le donne che creano, sviluppano e gestiscono la vettura.

Ora il francese, che personalmente ho sempre ritenuto una persona valida per riportare in alto la Ferrari, e il 2024 l’ha dimostrato, non può far altro che sperare in un 2026 da primato. Vasseur può scegliere di non chiamarla «stagione disastrosa».

La proprietà, nella persona di Elkann, può anche scegliere di intorbidire le acque per coprire delle carenze sia gestionali che tecniche. Ma non si può più evitare il punto: la macchina è stata il vero limite del 2025. E non c’è comunicazione che possa nasconderlo. I “colpevoli”? Sicuramente non sono i piloti.

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