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Formula 1GP Las Vegas

La FIA spiega l’intervento dei commissari a Las Vegas. Ecco perchè le richieste dei fan sono eccessive

La FIA ha commentato la gestione dell’intervento in via di fuga dei marshal nelle prime fasi del GP di Las Vegas. La VSC non era necessaria, ma i fan la chiedono, in un eccesso di sicurezza forse immotivato.

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La scena dopo l'incidente al via del GP di Las Vegas, che ha costretto la FIA a fare intervenire i marshal (© F1)
La scena dopo l'incidente al via del GP di Las Vegas, che ha costretto la FIA a fare intervenire i marshal (© F1)

La FIA difende la gestione dei marshal nel GP di Las Vegas 2025 e considera corretta la scelta delle sole doppie bandiere gialle. La decisione ha però acceso subito il dibattito, perché i commissari erano ancora nella via di fuga di curva 1 quando il gruppo ha iniziato il secondo giro.

La dinamica dell’intervento dei marshal a Las Vegas spiegata dalla FIA

Al via del GP di Las Vegas si è verificato un contatto multiplo in staccata di curva 1. Diversi detriti hanno raggiunto la via di fuga esterna, sul lato destro della pista, vicino alla postazione dei commissari.

La direzione gara ha mandato i marshal nella via di fuga subito dopo il passaggio dell’ultima vettura. L’obiettivo era liberare l’area prima del ritorno del gruppo. Mentre i commissari rientravano verso le barriere, le monoposto hanno iniziato il secondo giro con il regime di doppia bandiera gialla in quella zona.

La posizione ufficiale della FIA sull’intervento dei marshal a Las Vegas

Per la FIA, la gestione dell’intervento rientra nelle procedure previste. La Federazione sottolinea che i detriti si trovavano interamente nella via di fuga di curva 1 e non sulla traiettoria. I commissari hanno operato sullo stesso lato della pista del loro posto, senza attraversare l’asfalto in pieno.

La direzione gara ha esteso la zona di doppia bandiera gialla prima dell’ultima curva, considerata un punto cieco e molto veloce. In questo modo, i piloti hanno avuto il tempo per ridurre la velocità e prepararsi a una possibile presenza di personale nel run-off.

Dopo la corsa, la FIA ha rivisto le immagini onboard, in particolare dalla vettura di Max Verstappen. Secondo la Federazione, il comportamento del gruppo e le distanze dai commissari confermano la correttezza della scelta. Un portavoce interno ha definito la gestione «coerente con le procedure abituali in casi simili».

Il confronto con il caso del GP del Messico

Molte critiche sono nate dal paragone con il precedente del GP del Messico. In quell’occasione, Liam Lawson ha trovato due marshal direttamente davanti alla propria vettura in frenata verso curva 1.

La FIA considera diversi i due episodi. In Messico, la direzione gara aveva inizialmente autorizzato l’intervento in pista dopo il passaggio del gruppo. Una successiva comunicazione, legata al pit-stop di Lawson, non è arrivata correttamente ai commissari. Questo errore ha portato i marshal sulla traiettoria mentre una monoposto stava ancora arrivando.

I commissari in pista davanti a Liam Lawson durante il GP del Messico 2025

I commissari in pista davanti a Liam Lawson durante il GP del Messico 2025 (© F1)

A Las Vegas, invece, la Federazione segnala due elementi chiave. Non c’è stato un problema di comunicazione con i commissari. Inoltre il lavoro dei marshal si è svolto sempre nella via di fuga, e non sulla pista.

Le critiche di Wittich e i dubbi aperti sulla gestione FIA dei marshal a Las Vegas

L’ex direttore di gara Niels Wittich ha espresso una posizione molto netta. Secondo lui, la scena di Las Vegas rappresenta una situazione «assolutamente inaccettabile».

Wittich sostiene che la finestra di intervento dopo il via va sfruttata in modo più rigoroso. Il gruppo è lento solo nel primo giro. Quando le vetture tornano lanciate, la sola doppia bandiera gialla «non basta più» per proteggere i marshal al lavoro nella via di fuga.

L’ex direttore di gara sottolinea un altro punto. Il fatto che un episodio simile arrivi a poche settimane dal GP del Messico aumenta la percezione del rischio. Per lui, la direzione gara doveva scegliere una soluzione più prudente e usare almeno la Virtual Safety Car.

Quando la Virtual Safety Car è entrata in gioco

La Virtual Safety Car è stata attivata un giro dopo l’episodio di curva 1. Un pezzo di ala anteriore, proveniente dallo stesso incidente, era rimasto vicino alla traiettoria all’esterno di curva 2.

Per rimuovere quel detrito era necessario attraversare una porzione di pista. In questo caso, la sola doppia bandiera gialla non garantiva più un margine sufficiente. La direzione gara ha quindi scelto la neutralizzazione tramite VSC per permettere l’intervento in sicurezza.

La FIA indica questa distinzione come elemento centrale. Quando i marshal si muovono nella via di fuga, la doppia bandiera gialla può bastare. Se devono entrare in una zona vicina alla traiettoria, serve un livello di protezione superiore, come Virtual Safety Car o Safety Car.

Un tema ancora aperto tra sicurezza e tempi di intervento

La Federazione ribadisce la piena fiducia nelle decisioni prese al GP di Las Vegas 2025. Per la FIA, la combinazione tra segnalazioni visive, velocità ridotte e posizione dei commissari ha mantenuto il livello di sicurezza richiesto.

Il dibattito resta però vivo. La distinzione tra pista e vie di fuga non cancella le immagini di commissari che corrono verso le barriere con le monoposto alle spalle. Team, piloti e addetti ai lavori continuano a interrogarsi sul confine tra intervento rapido e rischio eccessivo.

Molti osservatori chiedono una soglia più chiara. Secondo questa visione, ogni intervento con personale a pochi metri dalla pista dovrebbe portare in modo automatico alla Virtual Safety Car. In questo modo, la gestione della pista risulterebbe più uniforme e prevedibile.

Il cambiamento dopo l’incidente di Jules Bianchi

Dal 2014, dall’incidente di Jules Bianchi a Suzuka, molto è cambiato. Gli interventi in pista che coinvolgono i mezzi pesanti vengono fatti solamente sotto regime di neutralizzazione, anche se molti appassionati e commentatori vorrebbero sempre la bandiera rossa quando un mezzo pesante deve entrare in pista.

Una volta non era così. Si utilizzava solo una bandiera gialla. E probabilmente era un’esagerazione. Da commissario di percorso, mi sembra evidente però che, ora, si stia andando nella direzione opposta, esagerando nella richiesta di sicurezza.

La gestione dei detriti e il significato delle bandiere

Togliere dei detriti fuori dalla traiettoria o nella via di fuga può essere una manovra effettuabile senza neutralizzare la corsa. A patto che i piloti rispettino il significato delle bandiere. La doppia gialla significa che c’è un pericolo e che i piloti devono rallentare in modo netto, fino a essere in grado di fermare la vettura in pochi metri. Questo stabilisce il Codice Sportivo Internazionale FIA. Di per sé sarebbe sufficiente.

Uno dei multipli contatti a inizio gara a Las Vegas (© Red Bull Content Pool)

Uno dei multipli contatti a inizio gara a Las Vegas (© Red Bull Content Pool)

Il tema della responsabilità dei piloti

Il punto è che si sta iniziando a deresponsabilizzare i piloti sulla propria condotta. Sembra quasi che ignorare le bandiere gialle sia accettabile, perché «stanno correndo». Sembra quasi che vengano trattati come bambini che devono essere rallentati con la forza.

È vero che, a visiera abbassata, le percezioni cambiano e l’obiettivo è andare il più veloce possibile. Ma i piloti non sono dei “depensanti”. Bisognerebbe iniziare a responsabilizzarli. Nelle categorie minori, invece, non li si educa a sufficienza su questo aspetto. Il risultato è che, salendo di livello, si finisce per richiedere la neutralizzazione per ogni singolo intervento in pista.

Dall’esterno ammetto che vedere i commissari in pista mentre sopraggiungono le vetture crea apprensione. Ma se la loro presenza è segnalata, come in questo caso, non dovrebbe accadere nulla, se i piloti fanno la loro parte.

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