Formula 1GP Monza
McLaren rovina lo show a Monza. Un ordine di scuderia che ha ucciso lo sport
A Monza la McLaren ha ordinato a Piastri di lasciare strada a Norris. Un ordine di scuderia che ha spento lo spettacolo e acceso la polemica in Formula 1

Un ordine di scuderia al GP di Monza 2025 ha riaperto il dibattito e i paragoni con il passato. La McLaren ha chiesto a Oscar Piastri di lasciar passare Lando Norris, nonostante i due siano in piena lotta per il Mondiale. Tutto è avvenuto senza polemiche, senza team radio furiosi, senza tensione. La morte dell’agonismo. Un agonismo che è il sale dello sport e che la Formula 1 ha sempre esaltato, anche ai limiti più estremi. E che ora sembra essere sempre più lontano.
Un ordine che fa discutere
Per gran parte della gara di Monza, Lando Norris e Oscar Piastri hanno occupato la seconda e la terza posizione, prima di salire momentaneamente in testa con una doppietta McLaren quando Max Verstappen ha anticipato la sosta ai box. La strategia del team è però stata decisiva: Piastri è stato richiamato al giro 45, Norris al 46. Un pit stop lento per l’inglese ha cambiato le carte in tavola, permettendo all’australiano di rientrare davanti al compagno e relegando Norris al terzo posto, con il rischio di perdere punti pesanti nella corsa al titolo.
A quel punto la McLaren non ha esitato. Via radio è arrivata l’indicazione chiara: «Oscar, lascia passare Lando». Un ordine che ha riportato le posizioni a com’erano prima dei pit stop, ricordando persino il precedente dell’Ungheria 2024. Nessuna polemica, nessun accenno di tensione: Piastri ha obbedito, anche se non propriamente convinto, mentre Norris ha ringraziato. Tutto lineare, forse troppo, con una McLaren che sembra essere fin troppo attenta agli equilibri interni.
La spiegazione di Andrea Stella
Andrea Stella ha chiarito ai microfoni di F1 TV: «Lasciatemi dire innanzitutto che la decisione presa è completamente indipendente dal ritiro di Lando a Zandvoort. Questa è una situazione completamente separata e affrontiamo una gara alla volta».
Poi ha spiegato la sequenza dei pit stop: «Oggi, quando abbiamo iniziato le soste, abbiamo deciso di fermare prima Oscar, ma con l’intento chiaro che le posizioni non sarebbero state invertite. Sfortunatamente, a questo si è aggiunto il pit stop lento di Norris. Per questo motivo abbiamo pensato che la cosa più giusta fosse ripristinare le posizioni che c’erano prima delle soste. Sono sicuro che Oscar sia stato a suo agio con questa decisione. Lo era già durante la gara».
Un passaggio che Stella ha voluto sottolineare con orgoglio: «Abbiamo mostrato ancora una volta i valori e i principi che caratterizzano la McLaren». Sul riferimento radio al Gran Premio d’Ungheria 2024, dove fu Norris a cedere la posizione al compagno, Stella ha aggiunto: «Certo, c’è stato l’episodio di Budapest, ma dopo quella gara abbiamo avuto molte conversazioni e raggiunto una piena intesa su come affrontare le corse. Non credo sia necessario tornare così indietro. Dobbiamo solo attenerci ai principi e all’approccio che ci guidano come squadra. E penso che vada bene così».

La foto celebrativa del weekend di Monza (© McLaren)
Senna-Prost, Hamilton-Rosberg: altri tempi
È impossibile non guardare indietro. Ayrton Senna e Alain Prost hanno reso leggendaria la rivalità interna alla McLaren tra il 1988 e il 1989. Non importava che fossero compagni di squadra: erano pronti a buttarsi fuori pur di prevalere, come nei famosi duelli di Suzuka.
Più recentemente, la Mercedes ha vissuto anni incandescenti con Lewis Hamilton e Nico Rosberg. Ogni sorpasso era una battaglia, ogni ordine di squadra una scintilla per nuove polemiche. Dai duelli di Spa alle tensioni esplose a Barcellona 2016, la rivalità tra i due ex amici era l’unica nota di interesse durante le stagioni dell’incredibile dominio Mercedes.
Rispetto a quei tempi, la calma di Norris e Piastri sembra figlia dei nostri giorni, alla ricerca costante di una mancanza di eccessi disumana. Nell’epoca dove si premia l’autenticità, questa sembra debba essere solo quella accettata dal superiore di turno: il capo, i social, l’opinione pubblica. Sembra incredibile vedere due giovani di talento che, pur giocandosi un titolo mondiale, preferiscono rispettare la linea aziendale senza troppe esitazioni.
Il rischio di una F1 troppo “politically correct”
La Formula 1 non è solo tecnologia e strategie perfette: è anche emozione, adrenalina, rivalità. Se tutto viene sterilizzato in nome del fair play e dei “valori di squadra”, cosa resta ai tifosi? L’episodio di Monza è stato gestito con eleganza, certo, ma forse è proprio questa eleganza a togliere mordente allo spettacolo.
Le grandi storie del motorsport sono nate da conflitti interni e da contrasti insanabili. Senza Senna-Prost, senza Hamilton-Rosberg, la F1 sarebbe stata molto più povera. La domanda allora è inevitabile: vogliamo davvero una Formula 1 “politically correct”, dove tutto fila liscio e nessuno osa ribellarsi?

L’incidente di Barcellona del 2016 tra Rosberg e Hamilton (© F1)
Il futuro del duello
Il Mondiale 2025 è ancora lungo e la sfida tra Norris e Piastri promette di essere serrata fino all’ultima gara. Oggi i due si comportano da gentiluomini, pronti a rispettarsi e a proteggere l’immagine della McLaren. Non sembrano due piloti in lotta per il loro primo titolo mondiale. Ma cosa accadrà quando il titolo sarà davvero in bilico, quando pochi punti faranno la differenza tra gloria e delusione? Che fine faranno queste famigerate “papaya rules”?
La speranza è quella che, una volta vinto il titolo costruttori, in McLaren lascino Piastri e Norris pienamente liberi di scornarsi per la conquista dell’iride. Non vorremmo che il campionato del mondo piloti venga deciso a tavolino, magari da un lancio di monetina. Che poi, in fondo, nel motorsport del passato è successo anche questo. Chiedere a Jean Todt.