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Formula 1

Dodici anni fa l’incidente che cambiò tutto: Michael Schumacher continua a lottare

Il 29 dicembre 2013 Michael Schumacher rimase vittima di un grave incidente sugli sci. Dodici anni dopo, la leggenda della Formula 1 vive nel silenzio, tra ricordi, rispetto e coraggio

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Michael Schumacher sul podio di Suzuka nel 2000 (© F1)

Gli anni passano, ma alcune date restano sospese nel tempo. Il 29 dicembre 2013 è una di queste: dodici anni fa, sulle nevi di Méribel, un incidente sugli sci cambio improvvisamente la vita di Michael Schumacher, lontano dai circuiti, lontano dai motori, in un silenzio irreale che da allora non lo ha più abbandonato.

Michael Schumacher, dodici anni fa l’incidente sugli sci

Michael era di casa sulle Alpi francesi, dove aveva uno chalet e spesso trascorreva le vacanze di Natale con la famiglia e gli amici. A pochi giorni dal Capodanno 2014 stava vivendo un momento di normalità, lontano dai riflettori: una rarità per una stella come lui.

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Michael Schumacher (© F1)

Poi, un attimo. Una caduta. MentreSchumacher stava sciando in un tratto fuoripista, che probabilmente aveva percorso svariate volte, colpì una pietra nascosta sotto la neve. Perse l’equilibrio e batté violentemente la testa contro una roccia. Indossava il casco, ma non bastò. Da quel momento, il mondo iniziò ad attendere, a sperare, a pregare. Il campione invincibile, l’uomo che aveva domato la Formula 1 come nessun altro, correva la sua gara più difficile.

Seguirono ore, che diventarono giorni, di pura angoscia. Le comunicazioni dall’ospedale di Grenoble parlavano di condizioni gravissime, di interventi complessi, di un coma farmacologico necessario per tenerlo in vita. Intorno, un’ondata globale di affetto: tifosi, piloti, avversari, appassionati. Tutti uniti, per una volta, non per una vittoria, ma per la speranza.

Michael Schumacher non era solo un campione. Era un punto di riferimento. 91 vittorie in Formula 1, di cui 71 con la Ferrari, e sette titoli mondiali. Nel 2020, Lewis Hamilton ha battuto il suo record di vittorie e lo ha eguagliato per titoli mondiali, ricevendo in dono l’iconico casco del Kaiser dal figlio Mick. Resiste il suo record di titoli vinti consecutivamente: cinque tra il 2000 e il 2004; Max Verstappen c’è andato vicino quest’anno, ma si è fermato a quattro.

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Mick Schumacher consegna a Lewis Hamilton il caso di Michael (© F1)

Soprattutto però, Schumi era l’immagine della determinazione assoluta, della precisione maniacale, della volontà di non arrendersi mai. Vederlo fragile, immobile, lontano dalle piste, fu uno shock che andava oltre lo sport.

Keep Fighting Michael

Nel 2014, dopo aver lottato per la vita, uscì dal coma e tornò nella sua residenza di Gland, nei pressi di Ginevra. Seguirono anni di buio e silenzio. C’è tanta curiosità sulle condizioni di Michael, ma la famiglia ha scelto la massima riservatezza. Oltre ai suoi parenti, solo pochi amici intimi possono fargli visita. Tra questi c’è Jean Todt, storico Team Principal della Ferrari, che con Schumi ha condiviso tanti successi.

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Ross Brawn, Michael Schumacher e Jean Todt (© F1)

Molti hanno provato a violare la loro volontà di privacy: alcuni hanno ricattato la famiglia con foto e cartelle cliniche del tedesco, mentre alcuni giornali hanno pubblicato articoli sul suo stato di salute.

«Michael manca a tutti, ma c’è, anche se è diverso», ha spiegato la moglie Corinna. Il suo incidente ha segnato una generazione di appassionati, cambiando il modo di guardare agli eroi. Ci ha ricordato che anche i più grandi sono umani, esposti all’imprevedibile.

Ogni anniversario di quel maledetto 29 dicembre riapre una ferita, ma allo stesso tempo rinnova un ricordo. La famiglia accompagna la sua battaglia con il motto «Keep Fighting», che è anche il nome dell’organizzazione non-profit che hanno fondato. Dodici anni dopo, Michael Schumacher continua a combattere.

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