Formula 1GP Austria
F1 | Sfide e segreti del Red Bull Ring: velocità, ritmo e millesimi
Il tracciato austriaco è uno dei più corti del calendario di F1: dove pochi millesimi possono fare la differenza, velocità e precisione sono fondamentali

Il Red Bull Ring è uno dei circuiti più brevi e veloci del calendario di F1: apparentemente semplice, è in realtà un concentrato di intensità che nasconde diverse insidie. La precisione, il ritmo e la capacità di attaccare senza sbagliare sono le chiavi per eccellere nel GP d’Austria. Con distacchi spesso ridotti al minimo, ogni giro qui è decisivo, soprattutto in qualifica.
F1, le caratteristiche del Red Bull Ring
Con soli 4,318 km e 10 curve, la pista di Spielberg è una delle più tecniche e impegnative per piloti e ingegneri. Si sviluppa tra le colline della Stiria e si distingue per il dislivello importante (oltre 60 metri tra il punto più alto e quello più basso) e per la sua sequenza spezzata di curve e rettilinei.
Il tempo sul giro si aggira intorno al minuto e 4 secondi in qualifica, rendendolo il giro più breve in termini di tempo dell’intero campionato. Di conseguenza, ogni piccolo errore può costare svariate posizioni, specialmente al sabato, dove il traffico rappresenta spesso un problema.
A livello di setup, il Red Bull Ring richiede un compromesso: basso carico per massimizzare i rettilinei (ci sono tre zone DRS), ma abbastanza supporto aerodinamico per affrontare i curvoni veloci e garantire trazione in uscita dalle curve lente.
Per quanto riguarda il consumo gomme, l’asfalto è molto abrasivo e può raggiungere alte temperature durante il weekend. È quindi fondamentale mantenere la mescola all’interno della finestra di temperatura ideale per evitare lo sviluppo del blistering, ovvero la formazione di bolle al di sotto del battistrada che causano una forte perdita di performance.
Il layout del Red Bull Ring

Il layout del circuito (© F1)
Primo settore
Il giro comincia con la Niki Lauda Curve, una svolta a destra in salita che si affronta a circa 150 km/h. Il cordolo interno è alto, quindi non bisogna attaccarlo con troppa aggressività per mantenere la vettura stabile. È fondamentale portare una buona velocità in uscita: curva 2 è una svolta a sinistra appena accennata da percorrere in pieno; il tratto che porta a curva 3 è di fatto un rettilineo dove si spalanca il DRS.

Curva 1 del Red Bull Ring (© Red Bull Content Pool)
Secondo settore
Con curva 3, denominata Remus, si apre il settore centrale. Questa svolta a destra richieda la frenata più difficile del circuito, con le vetture che arrivano a 320 km/h e devono rallentare di circa 250 km/h. Per altro il tratto è in salita (pendenza del 12%), e questo rende la frenata ancora più ostica: il bloccaggio è dietro l’angolo.

Curva 3 (© Red Bull Content Pool)
Considerata un ottimo punto di sorpasso, nel 2019 fu teatro di uno scontro ad alta tensione tra Max Verstappen e Charles Leclerc. Per completare l’attacco però è importante portare una buona trazione in uscita. Curva 3 infatti è seguita da un’altra zona DRS: arrivare qui con un cattivo slancio significa essere molto vulnerabili al contrattacco del rivale.
Non semplice anche la staccata di curva 4 (Schlossgold): si arriva velocissimi e si frena per una curva destra a medio raggio. La traiettoria è stretta e la pista si allarga in uscita: errore comune è andare lunghi sul cordolo esterno. Segue una sequenza tecnica: la 5 è una curva a sinistra molto rapida in appoggio, la 6 una destra più chiusa e cieca. Serve fiducia nel carico aerodinamico e precisione. I cordoli sono da sfruttare ma non da forzare.
Terzo settore
La Rauch (curva 7) è una piega a destra molto veloce e dal punto di corda tardivo, da affrontare quasi in pieno nelle qualifiche. Serve stabilità del posteriore e grande coraggio: l’errore si paga con l’erba sintetica esterna, che non perdona. Curva 8 è un insidioso cambio di direzione verso sinistra: bisogna fare molta attenzione a non eccedere i limiti del tracciato, pena la cancellazione del tempo in qualifica.
Anche nelle ultime due curve (Rindt e Red Bull Mobile) i track limits sono un fattore determinante. La 9 è una piega a destra spettacolare che in qualifica si percorre quasi a gas spalancato; occhio però a non superare la linea bianca del cordolo in uscita. Discorso simile per l’ultima curva a destra secca che chiude il giro: in uscita i piloti tendono ad allargare la traiettoria per trovare un buono slancio, ma uscire dai limiti può vanificare tutto il lavoro fatto.

L’ultima curva del Red Bull Ring (© Red Bull Content Pool)