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Russell: «Non mi aspettavo che il mio ruolo nella GPDA fosse così politico»

Il pilota della Mercedes è direttore della GPDA dal 2021. Recentemente, ha dichiarato che non si aspettava che quest’impegno fosse così politico. Eppure, un sindacato è politico per natura…

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Uno dei direttori della GPDA George Russell (© F1.com)
Uno dei direttori della GPDA George Russell (© F1.com)

George Russell è uno dei direttori della Grand Prix Driver Association. Nel corso di un incontro con media selezionati, tra cui motorsport.com, l’inglese ha parlato di come non si aspettasse che il ruolo di direttore della GPDA fosse così politico.

Russell, dopo il ritiro di Sebastian Vettel, è rimasto l’unico direttore della GPDA ancora impegnato nelle corse. Il pilota Mercedes è uno dei direttori della GPDA sin dal 2021, dalla sua terza stagione il Formula 1, insieme all’ex pilota Alexander Wurz, che è anche il presidente dell’associazione, e alla consulente legale Anastasia Fowle.

Russell: «Non capisco davvero questo lato dello sport. Parliamo solo di politica»

Il ruolo di direttore della GPDA, come spiegato oltre un anno fa dallo stesso Russell, consiste nell’occuparsi della sicurezza dei piloti. Poi, dà suggerimenti nel migliorare lo sport e le gare e, infine, assicurarsi che lo sport trovi il giusto equilibrio tra accessibilità ed esclusività.

L’inglese ex Williams ha spiegato di avere tanto da fare con questo ruolo: «Quando ho accettato il mio ruolo di direttore della GPDA, non mi aspettavo di avere così tanto da fare e che fosse così politico.

Non capisco davvero questo lato dello sport. Volevo sporcarmi le mani dal punto di vista sportivo e della sicurezza. Invece, ora sembra che tutto ciò di cui parliamo sia la politica dello sport.

Non voglio commentare troppo le modifiche alla governance FIA, perché non sono abbastanza informato per fare supposizioni. Ma penso sia emerso che tutti i piloti sono uniti. Vogliamo esclusivamente il meglio per lo sport. Vogliamo trasparenza. E vogliamo aiutare la FIA, semplicemente questo».

La foto della classe 2024 della GPDA (© instagram Grand Prix Drivers Association)

La foto della classe 2024 della GPDA (© Instagram Grand Prix Drivers Association)

Russell e il ruolo politico della GPDA: George, ma davvero non te l’aspettavi?!

La GPDA, come avete potuto intuire, è una sorta di sindacato dei piloti. Nata in origine nel 1961, con Stirling Moss come primo Presidente, proprio per migliorare la sicurezza dei piloti. È stata smantellata nel 1982, a causa di una disputa con l’allora FISA (il ramo sportivo della FIA) sui sempre più restrittivi criteri per ottenere la Superlicenza e della famosa guerra tra FISA e FOCA, l’allora associazione dei costruttori di Formula 1.

La GPDA fu reintrodotta nel 1994, dopo le morti di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna, proprio su impulso del brasiliano, che ne aveva proposto la ricostituzione prima della gara che gli fu fatale.

Essendo di fatto un sindacato, oltre che essere un organo di rappresentanza e consultazione in tema di sicurezza, è anche un’associazione che ha a che fare con tanti aspetti della vita dei piloti e dello sport. Spesso, la sicurezza stessa e le regole dello sport hanno dei risvolti politici.

Partendo dalla definizione della parola greca di “politica” fornita da Pericle, si tratta dell'”arte di vivere assieme“. La GPDA, per stessa “ammissione” dello stesso Russell, è un organo di rappresentanza dei piloti per le tematiche di sicurezza dello sport e per dare suggerimenti per migliorare la Formula 1 e le gare. Vivere assieme, appunto, naturalmente dalla parte dei piloti.

Pur non conoscendo bene come Russell le dinamiche della Formula 1, nell’innocenza dello spettatore il fatto che quello del direttore della GPDA fosse un ruolo politico, non sorprende affatto. Come mi sorprese invece, appunto per questo motivo, che Russell ricoprisse un ruolo così importante nell’associazione dopo soli due anni completi nella Formula 1.

Quello della GPDA è un ruolo delicato. Dovendo confrontarsi con poteri come la FIA e la stessa Formula 1, oltre a poter essere nelle condizioni, potenzialmente, andare “contro” gli interessi dei costruttori, racchiude l’essenza della politica, intesa come “arte di vivere assieme“.

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