MotoGP
Alex Barros lancia l’accusa a Borgo Panigale: «La Ducati non sa gestire i piloti»
«La Ducati non è cambiata, perché le persone dentro sono sempre le stesse, la regia è quella di Claudio Domenicali. Io non mi fido, ci ho vissuto e so come lavorano, non sanno gestire i piloti. Hanno già bruciato tanti piloti».

L’ex pilota del Motomondiale Alex Barros è tornato a parlare di MotoGP, in un’intervista su PecinoGP, analizzando con lucidità e senza peli sulla lingua la situazione attuale in casa Ducati. Tra valutazioni tecniche sulle ultime due versioni della Desmosedici e critiche dirette alla gestione dei piloti, il brasiliano non ha risparmiato osservazioni pungenti.
GP24 vs GP25: due filosofie diverse
Barros ha evidenziato le differenze tra le due moto attualmente in pista, riconoscendo la bontà del lavoro svolto da Gigi Dall’Igna con la versione 2024. «Dall’Igna è molto coinvolto, la moto è sua. I piloti che guidano la GP24 stanno ottenendo risultati ottimi, cosa che prima non era possibile. La 2024 è una gran moto».
Sulla GP25, invece, il giudizio è più cauto.«Non è superiore alla GP24. Ha caratteristiche particolari che, se sai sfruttarle, ti danno un piccolo margine in più, forse Marc Marquez è l’unico a riuscirci, è già successo con Stoner nel 2007: quella moto lì l’ha saputa usare solo lui».
Bagnaia isolato e senza supporto
Francesco Bagnaia, secondo Barros, vive un momento delicato, aggravato da una gestione interna non all’altezza. «Bagnaia è un grande pilota, tra i migliori disponibili sul mercato, non è il mio preferito, ma è un top rider, dello stesso livello di Jorge Martin. Sono piloti comparabili, e uno come lui va aiutato, se lo lasci lì da solo, andrà avanti così per tutta la stagione».
L’ex pilota mette in guardia Ducati sul rischio di perdere il proprio leader. «Se la moto non migliora l’anno prossimo e resta com’è, il risultato sarà lo stesso, Bagnaia continuerà a scivolare indietro e poi vorrà andarsene, perché sentirà di non avere più nulla da fare lì; si percepisce che è isolato, è triste e mentre tutti sono contenti per chi vince, lui resta abbandonato».
Al contrario di Pecco, per Barros, Marc Marquez è uno dei pochi in grado di sfruttare appieno le peculiarità della GP25, e anche di muoversi abilmente in contesti complessi. «Marc sa sfruttare certe situazioni, anche se non lo fa con cattiveria. È parte della pressione, anche Valentino Rossi sapeva come muoversi in questi contesti».

Francesco Bagnaia, pilota Ducati Lenovo Team (© Ducati)
Il problema strutturale di Ducati
Il passaggio più duro delle dichiarazioni di Barros riguarda la dirigenza e il metodo di gestione interno della Casa di Borgo Panigale.
«La Ducati non è cambiata, perché le persone dentro sono sempre le stesse, la regia è quella di Claudio Domenicali. Io non mi fido, ci ho vissuto e so come lavorano, non sanno gestire i piloti. Hanno già bruciato tanti piloti. Se si guarda agli ultimi vent’anni, si vede quanti hanno fallito lì».
Un problema che, secondo il brasiliano, va oltre le questioni tecniche. «Finché non cambiano le persone, la filosofia resta la stessa. Non è colpa del marchio, ma del metodo di chi guida il progetto. Non so se davvero stanno aiutando Pecco o se gli danno importanza».
Pecco non più leader, potrebbe guardarsi intorno?
Alex Barros non si è certo morso la lingua nel parlare di quella che è l’attuale situazione in Ducati. Una casa che ha conosciuto nel 2007 quando ha corso la sua ultima stagione in MotoGP con il team Pramac.
L’analisi del brasiliano però forse non fa acqua da tutte le parti. Marc oggi è dominatore assoluto di questa MotoGP. Prendi il pilota più forte in assoluto in griglia, dagli la moto migliore e questo sarà il risultato. È sempre stato così, una regola non scritta del motorsport. Non è certa al 100%, ma nei cicli vincenti il miglior pilota spesso è accompagnato dal miglior mezzo.
Chi sta soffrendo questa situazione è sicuramente Pecco, due volte campione del mondo con la Rossa (2022 e 2023) e colui che ha riportato Ducati sul tetto del mondo. Vivere Marc nel box è forse peggio che averlo da avversario con un’altra moto. Perché vedere che il tuo compagno di squadra guida la tua stessa moto come un alieno e tu invece in 12 weekend hai vinto solo una gara e nessuna sprint, questo potrebbe annullarti psicologicamente.

Francesco Bagnaia e Marc Marquez, Ducati Lenovo Team (© Ducati)
Sicuramente per Bagnaia non essere più il riferimento attuale per Ducati dopo esserlo stato per molte stagioni è fastidioso, ma è anche vero che l’italiano sta provando a reagire per cercare di far uscire quell’orgoglio tipico dei piloti, innato dentro di loro.
Detto questo, non ha torto Barros nel dire che forse se anche il 2026 andasse male, Pecco avrebbe diritto e forse voglia di guardarsi intorno alla ricerca di un progetto che lo rimetta al centro. Perché alla fine è questo che vogliono i piloti.
Perdere Pecco per Ducati sarebbe l’ennesimo errore di gestione che forse non si possono permettere, soprattutto perché Marquez non è eterno e Bagnaia è sempre stato uomo Ducati, fin da piccolo.
Una scelta che fa discutere, ma vincente
La gestione Ducati nelle ultime stagioni è attaccabile su più fronti. Hanno perso Bastianini, Bezzecchi e Martin per arrivare a Marquez e oggi questi sono la fortuna di altre squadre. Ad oggi hanno avuto ragione a Borgo Panigale, perché Marc sulla GP25 ha riacquisito quella onnipotenza che era andata persa tra il 2020 e il 2024. Ma a lungo andare quelli già citati non potrebbero essere i soli.
Anche sul breve termine la gestione Ducati potrebbe essere da rivedere, considerando le scelte da prendere in vista del 2026 su quale pilota guiderà quale moto.
Dell’impero rosso, la gestione dei suoi alfieri è uno degli aspetti da rivedere. Ma finché vincono, dobbiamo arrenderci al fatto che le scelte sono state giuste. Anche perché da fuori siamo bravissimi a giudicare, ma senza sapere le dinamiche interne, le scelte sono difficili da interpretare.