MotoGP
Gare da Mito – Valencia 2006: il successo di Bayliss, nel giorno di Hayden
L’australiano, fresco campione del mondo Superbike, venne chiamato in sostituzione di Sete Gibernau e vinse clamorosamente il GP, segnando anche dei record.

A Valencia, nel 2006, successero due avvenimenti storici. Il primo fu la conquista del titolo di Nicky Hayden, ad oggi ancora ultimo americano riuscito nell’impresa, tra l’altro in modo rocambolesco. Il secondo, per certi versi ancora più clamoroso, fu la vittoria in gara di Troy Bayliss, all’epoca pilota WSBK prestato per l’occasione alla MotoGP.
La vittoria di Troy Bayliss a Valencia nel 2006
Wild card per Troy
L’esperienza da pilota titolare in MotoGP di Troy Bayliss era terminata a fine 2005, senza molto gloria. Nel 2006, l’australiano fece ritorno in Superbike con Ducati e vinse subito il titolo con tre gare di anticipo, bissando il successo ottenuto nel lontano 2001 proprio con la casa di Borgo Panigale. A titolo acquisito, Ducati decise di regalare a Troy il ritorno in MotoGP nell’ultima gara in calendario, a Valencia, in sostituzione di Sete Gibernau.
Un weekend da prendere senza grosse aspettative, anche se Bayliss in realtà si dimostrò incredibilmente veloce fin da subito. Nelle qualifiche del sabato arrivò 2°, alle spalle di un Valentino Rossi che sembrava lanciato verso l’8° titolo mondiale. Prima fila chiusa dall’altro pilota Ducati di quella stagione, Loris Capirossi.
Partenza super e gara di testa
Al via, è proprio Troy Bayliss a prendersi la prima posizione, con Loris Capirossi a seguire. Grande lotta nei primi giri tra la seconda e la quinta posizione, con l’australiano che ne approfitta per prendere margine sugli inseguitori. Nel frattempo si materializza l’incubo di Rossi, scivolato al 5° giro dopo una pessima partenza che lo stava vedendo arrancare in settima posizione.

Bayliss e Capirossi in pista a Valencia nel 2006 (© Ducati Media House)
In grande spolvero invece Hayden, che sale rapidamente al 2° posto e prova a mettere pressione a Bayliss, salvo poi cedere dopo qualche passaggio la posizione a Capirossi, consapevole anche di avere il titolo mondiale tra le mani. Da quel momento comincia il dominio Rosso: Troy Bayliss e Loris Capirossi fanno comodamente l’andatura, guadagnando terreno sul plotone di Honda alle loro spalle (Hayden, Melandri, Stoner e Pedrosa).
Il sogno diventa realtà
Nelle stagioni corse in MotoGP, dal 2003 al 2005, Troy Bayliss, nonostante le grandi aspettative attorno al suo nome, non era mai riuscito ad incidere. La miglior fu quella da rookie, corsa proprio in sella alla Ducati. Nel 2003 Troy, che con Capirossi ebbe l’onore di guidare la prima Ducati mai prodotta per la MotoGP, concluse in sesta posizione, con quattro terzi posti all’attivo. Dalla stagione successiva, l’unica gioia arrivò proprio a Valencia nel 2004, con un altro 3° posto.

Capirossi si congratula con Bayliss dopo la gara (© Ducati Media House)
Dopo essere passato al team Camel Honda nel 2005, raccolse pochi risultati buoni e fu costretto anche ad abbandonare la stagione con largo anticipo a causa di un brutto infortunio al polso. Le porte della MotoGP per lui sembravano essere definitivamente chiuse, e invece Troy, all’ultima occasione utile, si prese una vittoria sensazionale.
Dopo una gara condotta in testa dall’inizio alla fine, Bayliss vinse il GP di Valencia 2006, un risultato impronosticabile alla vigilia. La sua vittoria regalò una seconda storia bellissima da raccontare al termine di quella stagione.
Impresa storica
Con quel successo, l’australiano fissò anche due record. Innanzitutto, divenne il primo pilota nella storia del motociclismo ad aggiudicarsi una gara sia in MotoGP che in WSBK nella stessa stagione, ancora oggi è l’unico ad avercela fatta. Inoltre, divenne anche il primo pilota nella storia a vincere una gara nella categoria da campione del mondo Superbike.
A questo va aggiunto che Troy Bayliss si dovette adattare in pochissimo tempo ad una moto completamente diversa da quella che aveva guidato nel corso del suo mondiale. La differenza più grande era rappresentata dalle gomme, dato che in quegli anni in MotoGP si correva con le Bridgestone, marca mai sperimentata prima dall’australiano.









