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Perdite miliardarie per Jaguar Land Rover dopo un attacco hacker. Azienda a rischio?

Jaguar Land Rover, di proprietà Tata Motors, sta affrontando una crisi senza precedenti dopo un grave attacco hacker. Produzione ferma da un mese in UK, Slovacchia, India e Brasile. Scopri perdite economiche, interventi governativi e la lenta ripresa produttiva.

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Il logo Jaguar Land Rover
Il logo Jaguar Land Rover (© JLR)

Jaguar Land Rover (JLR), di proprietà del gruppo indiano Tata Motors, sta avviando una ripartenza graduale dopo il grave attacco hacker che a fine agosto ha costretto a fermare per quasi un mese la produzione in tutti i suoi stabilimenti di Regno Unito, Slovacchia, India e Brasile. L’azienda, che impiega 33.000 persone nel Regno Unito, si trova a gestire un complesso percorso di recupero, con pesanti ricadute economiche e sociali, non solo per i propri lavoratori ma anche per la vasta rete di fornitori.

Le perdite economiche

Secondo David Bailey, professore di economia aziendale dell’Università di Birmingham intervistato da The Guardian, l’attacco è costato a JLR circa 1,7 miliardi di sterline di ricavi, pari a circa 1,97 miliardi di euro, e 120 milioni di sterline di profitti (139 milioni di euro) in un solo mese. Alcune stime parlano di un’erosione di cassa per circa 3 miliardi di euro nell’arco di 30 giorni, dovuto al crollo dei ricavi e all’aumento delle spese operative. La BBC ha inoltre riportato perdite settimanali nell’ordine di 58 milioni di euro dovute allo stop produttivo delle tre fabbriche britanniche, che normalmente producono circa 1.000 veicoli al giorno.

Lo stabilimento produttivo Jaguar Land Rover in Slovacchia

Lo stabilimento produttivo Jaguar Land Rover in Slovacchia (© JLR)

Il sostegno del governo e le nuove linee di credito

Per scongiurare scenari più gravi, il governo britannico è intervenuto garantendo prestiti fino a 1,74 miliardi di euro attraverso l’agenzia UK Export Finance, come riportato da The Guardian. Parallelamente, JLR ha stretto un accordo con un pool di banche internazionali (tra cui Citigroup, Mitsubishi UFJ e Standard Chartered) per un finanziamento ulteriore di 2,32 miliardi di euro. In totale, dunque, il gruppo ha ottenuto nuova liquidità per oltre 4 miliardi di euro, utile per pagare fornitori e continuare le attività critiche.

L’impatto sulla filiera

Nonostante gli aiuti, rimane forte l’incertezza tra i fornitori. Le aziende di “primo livello” (che forniscono componenti direttamente a JLR, come sedili o cambi) sono relativamente protette, ma quelle di secondo e terzo livello, spesso piccole e familiari, rischiano pesanti conseguenze. Alcune hanno già licenziato lavoratori precari, mentre molte imprese minori denunciano che i fondi stanziati a favore di JLR non si trasferiscono automaticamente lungo la catena produttiva. Il rischio è che la crisi danneggi la tenuta del tessuto industriale locale, soprattutto nelle Midlands.

Le procedure di test dei sedili JLR

Le procedure di test dei sedili JLR (© JLR)

I lavoratori e la ripartenza produttiva

La maggior parte dei 33.000 dipendenti JLR nel Regno Unito è ancora a casa, in attesa della riapertura delle linee. L’azienda ha comunicato che il primo sito a riprendere l’attività nei prossimi giorni sarà la fabbrica motori di Wolverhampton, nelle West Midlands, come rivelato da The Guardian e Reuters. Si tratterà comunque di una ripartenza graduale e “controllata”, con diverse settimane necessarie prima di arrivare a una produzione a pieno regime. Nel frattempo, i sindacati hanno chiesto garanzie per i posti di lavoro e i salari, sottolineando che gli aiuti devono servire non solo a stabilizzare JLR, ma anche a proteggere competenze e occupazione lungo la filiera.

La produzione Land Rover a Coventry

La produzione Land Rover a Coventry (© JLR)

La prospettiva finanziaria

Gli analisti restano cautamente ottimisti sul futuro del gruppo. L’agenzia Moody’s ha confermato il rating Ba1 di JLR, pur abbassando l’outlook da positivo a negativo, segnalando che il pieno recupero della solidità finanziaria richiederà mesi. Nonostante lo shock, i mercati hanno reagito con relativa calma: il titolo Tata Motors in India non ha registrato scossoni significativi e il rischio default sui bond JLR non è aumentato in modo rilevante.

La crisi innescata dall’attacco informatico ha quindi messo in luce la vulnerabilità del settore auto alle minacce digitali, ma anche la resilienza di un gruppo come JLR, sostenuto da liquidità, credito e dall’intervento diretto del governo britannico.

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