Seguici su

WEC

Il futuro a idrogeno della 24 Ore di Le Mans? Tra sogno tecnologico e realtà complicata

ACO punta sull’idrogeno per il futuro della 24 Ore di Le Mans. Ma tra sfide tecniche, sostenibilità e l’alternativa dei carburanti sintetici, è la strada giusta?

Pubblicato

il

La H24EVO sviluppata da ACO insieme a Bosch a Le Mans (© ACO)
La H24EVO sviluppata da ACO insieme a Bosch a Le Mans (© ACO)

Il futuro della mobilità sostenibile passa, anche e soprattutto, per la pista. E nessun palcoscenico è più emblematico della 24 Ore di Le Mans, dove l’Automobile Club de l’Ouest (ACO) punta a introdurre l’idrogeno come combustibile a zero emissioni per le gare endurance. Siamo davvero di fronte alla soluzione ideale per decarbonizzare il motorsport?

Le potenzialità dell’idrogeno e le sfide tecnico-logistiche

ACO stessa ha in campo il progetto MissionH24, con il prototipo H24 EVO, sviluppato in collaborazione con Bosch. La vettura, durante l’edizione 2025 della 24 Ore di Le Mans farà bella mostra di sè nella fanzone. ACO ha infatti allestito l’Hydrogen Village, per avvicinare i numerosi fan a questa tecnologia.

L’idrogeno ha molto da offrire. Può essere utilizzato sia attraverso celle a combustibile per generare elettricità, sia come carburante per motori a combustione interna, come dimostrato da Alpine con il concept Alpenglow e da Toyota con la GR Corolla Super Taikyu.

L’esibizione di Alpenglow a Spa (© ACO)

Quando bruciato, l’idrogeno produce zero emissioni di CO2, con prestazioni che possono eguagliare o superare quelle dei tradizionali motori a benzina. Inoltre, un chilogrammo di idrogeno contiene più energia di un chilo di benzina: 120-140 MJ contro circa 50 MJ.

Tuttavia, i problemi non mancano. Il principale è la densità. Mentre un chilogrammo di benzina occupa circa 1,4 litri, lo stesso quantitativo di idrogeno liquido richiede 14 litri. Un serbatoio per un’auto endurance come un’LMP2, che oggi contiene 75 litri di benzina per circa 2700 MJ di energia, richiederebbe un volume quadruplo per contenere l’equivalente in idrogeno.

Inoltre, l’idrogeno liquido deve essere mantenuto a -253°C, una condizione che comporta complessità enormi in termini di stoccaggio e sicurezza. Anche il trasporto e la gestione in pista richiederebbero una completa rivoluzione dell’infrastruttura dei box, con sistemi di monitoraggio avanzati per rilevare eventuali perdite di gas.

Un dettaglio della Alpenglow (© ACO)

Un dettaglio della Alpenglow (© ACO)

Il tema della sostenibilità e la strada dei carburanti sintetici

Non basta risolvere i problemi tecnici: c’è anche la questione di come l’idrogeno viene prodotto. Oggi la maggior parte dell’idrogeno è ancora di tipo grigio o blu, derivato dal gas naturale, con processi che comunque rilasciano CO2. Solo l’idrogeno verde, prodotto tramite elettrolisi alimentata da energia rinnovabile, può essere considerato davvero sostenibile, ma la sua disponibilità è ancora molto limitata.

E qui sorge un altro interrogativo: se disponessimo di abbondante energia rinnovabile, non sarebbe più efficiente utilizzarla per produrre carburanti sintetici?

I carburanti sintetici, ottenuti combinando idrogeno verde e carbonio (catturato dall’aria o dai processi industriali), rappresentano un’alternativa concreta. Possono essere utilizzati nei motori a combustione esistenti, con infrastrutture già pronte, e permettono una riduzione netta delle emissioni senza dover rivoluzionare il mondo delle corse.

Già dal 2022 il WEC utilizza un carburante, fornito da Total, al 100% bio-based, prodotto da scarti dell’industria vinicola. I carburanti sintetici porterebbero questo concetto ancora oltre, offrendo un’opzione carbon neutral più immediatamente applicabile e meno complessa dell’idrogeno liquido. Anche la Formula 1, a partire dal 2026, percorrerà questa strada, con una power unit elettrica al 50%.

Un futuro a idrogeno che rischia di non arrivare mai alla 24 Ore di Le Mans?

L’idrogeno avrà sicuramente un ruolo chiave nel futuro della mobilità. Ma nel contesto specifico e di nicchia del motorsport, e in particolare della 24 Ore di Le Mans, il rischio è che quando sarà tecnicamente e logisticamente maturo per essere adottato, risulti già superato da soluzioni più pratiche ed efficienti come i carburanti sintetici.

La ricerca e lo sviluppo devono continuare, ma è lecito domandarsi se il futuro dell’endurance racing passerà davvero per l’idrogeno o se il buon vecchio motore a combustione, alimentato però da carburanti verdi, continuerà a dominare la scena.

La Alpine Alpenglow a Spa (© ACO)

La Alpine Alpenglow a Spa (© ACO)

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *