Seguici su

WEC

Il BoP a San Paolo ha fatto cilecca. Ma in tanti non hanno capito cosa non è

La gara di San Paolo ci ha restituito distacchi abissali e una gara noiosa; il BoP non ha bilanciato le prestazioni, ma ha rimescolato i valori in pista

Pubblicato

il

La Ferrari nei box di San Paolo (© FIAWEC - DPPI)
La Ferrari nei box di San Paolo (© FIAWEC - DPPI)

L’appuntamento di San Paolo del Mondiale WEC 2025 ha lasciato un grande spunto, grazie al BoP. Il Balance of Performance infatti ha rimescolato parecchio le carte, regalando distacchi che non si vedevano da tempo e relegando a un ruolo da comprimarie Ferrari e Toyota, a dire il vero già tenuta a bada anche negli appuntamenti precedenti. Si sono scatenate le polemiche, tra chi si lamenta del BoP e chi lo difende a spada tratta. Il Balance of Performance si difende da solo, ha un’importanza vitale nelle corse endurance. Ma non è sempre perfetto.

Che cos’è il BoP?

Il Balance of Performance, o BoP, è un sistema di parametri che cercano di bilanciare le prestazioni di auto diverse tra loro per cilindrata, potenza massima, frazionamento del motore e, più in generale, tecnologie e regolamenti, com’è il caso di LMH e LMDh.

L’obiettivo è quello di evitare il dominio di un marchio, nonché l’aumento sconsiderato delle spese. Viene rivisto ad ogni gara e, per le Hypercar, è basato su un algoritmo che prende in considerazione i dieci migliori giri di ogni marchio e il 60% dei giri più veloci, nelle due migliori gare tra le ultime tre disputate, escludendo la 24 Ore di Le Mans, che è un caso a sè stante.

Quando non c’era il BoP nella classe regina del WEC, le sofisticatissime e velocissime LMP1, i marchi spendevano e spandevano per cercare di vincere. Il budget di Audi e Porsche, per intenderci, era intorno ai 200 milioni di euro a stagione. E alla fine rimase solo Toyota, a dominare per mancanza di avversari. Ora, le case possono spendere un quarto di quella somma. Ed è per questo che il WEC, da morente che era, è tornato a essere particolarmente popolare.

La Cadillac #38 a Interlagos (© FIAWEC - DPPI)

La Cadillac #38 a Interlagos (© FIAWEC – DPPI)

Le differenze con il Budget Cap

Il BoP, nelle competizioni endurance contemporanee, è l’ingrediente che ci consente di vedere griglie piene di auto. Le GT3 devono il loro successo al BoP, così come le Hypercar. È un ingrediente vincente, perchè, sulla carta, consente a tutti una possibilità di vincere. Dall’altra parte, dà a chi perde un alibi spendibile con i tifosi, con gli sponsor, con gli azionisti.

Un budget cap, come in Formula 1, sarebbe un’alternativa che presterebbe meno il fianco a polemiche e alla politica motoristica, senza dubbio. Ma non è nemmeno uno strumento così semplice da mettere in piedi e da seguire. Soprattutto se consideriamo che i team del WEC, per quanto strutturati e altamente specializzati, non hanno la forza delle controparti della Formula 1.

Con il Budget Cap la burocrazia aumenta: bisogna tracciare, giustificare, rendicontare e presentare tutte le spese. Per capirci, la revisione dele spese di una stagione viene completata ai due terzi di quella successiva. Non è un processo immediato per nessuna parte coinvolta.

Con il BoP, l’onere è solo della Federazione. Non a caso Vincent Vosse, team principal del Team WRT, ci ha detto che il BoP è un modo intelligente di avere un Budget Cap. È molto più semplice da gestire.

La Toyota #7 durante le verifiche tecniche (© FIAWEC - DPPI)

La Toyota #7 durante le verifiche tecniche (© FIAWEC – DPPI)

Cosa non è il BoP e perchè non ha funzionato a San Paolo?

La 6 Ore di San Paolo, con il suo BoP, ha prestato il fianco a qualche polemica. È vero che è stato evitato il quinto trionfo Ferrari consecutivo. Ma è altrettanto vero che solo tre auto, tra cui le due Cadillac, hanno terminato la corsa a pieni giri. La #6 Porsche e la #20 BMW, rispettivamente quarta e quinta, sono giunte a un giro di distacco dal leader. Chi è arrivato dalla sesta alla decima posizione ha accusato due giri di ritardo, mentre le Ferrari #50 e #51, l’Aston Martin #009 e le due Toyota hanno accusato ben tre giri di gap.

La gara è stata lineare, senza Safety Car, e questo ha indubbiamente influito su questi distacchi mastodontici. Però è evidente qualcosa è da migliorare. E non è un problema il fatto che Ferrari non abbia vinto, anzi. I domini fanno bene solo a chi ne è protagonista. Il tema è soprattutto lo spettacolo, dal momento che la 6 Ore di San Paolo è stata, almeno in Hypercar, una noia mortale.

La Ferrari #50 a San Paolo nel 2024 (© FIAWEC - DPPI)

La Ferrari #50 a San Paolo nel 2024 (© FIAWEC – DPPI)

Il BoP, infatti, ha il compito di equilibrare le performance. Non di squilibrarle una volta a favore di un marchio e la volta dopo a favore dell’altro. Questo forse è un concetto che non è ancora molto chiaro. Il BoP non ha il compito di rimescolare i valori in campo, come non ha il compito di penalizzare chi vince. Quello è il Success Ballast.

Sia chiaro, non ci si sta lamentando del BoP, un meccanismo a cui, alla fine, nessuno vuole davvero rinunciare proprio per la sua comodità. Si sta solo cercando di spiegare quello che non è il BoP. Non è il male assoluto, non è il problema del WEC, anzi, è l’ingrediente chiave di una buonissima ricetta. È la legge. Con ciò non vuol dire che sia sempre equa.

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *